Segnaletica rinnovata per le Marocche di Dro

Segnaletica tutta nuova per il sentiero ad anello che solca le Marocche di Dro. Si sono infatti conclusi gli interventi di riqualificazione realizzati dall’Apt Garda Dolomiti, su incarico del Parco Fluviale della Sarca che ha in gestione il sentiero da parte del Servizio aree protette della Provincia autonoma di Trento.
Uno dei percorsi da trekking più conosciuti della Valle del Sarca si presenta ora curato e sicuro per tornare ad essere apprezzato dai frequentatori che, in passato, avevano segnalato alcune situazioni di vandalismo e marcescenza.
Bacheche e pannelli informativi completamente rinnovati accompagnano ora i camminatori in una visita guidata su quella che è conosciuta come la frana più grande dell’intero arco alpino, oggi anche Riserva naturale provinciale e Sito di importanza comunitaria inserito nella rete europea Natura 2000.
Nel dettaglio il progetto ha visto la collocazione di venticinque frecce segnavia, la sostituzione di ventiquattro pannelli informativi al posto dei vecchi leggii ormai incomprensibili, la sostituzione delle bacheche di inizio percorso nei tre punti di accesso: parcheggio Marocche, parcheggio del tamburello e centrale di Fies. La nuova segnaletica, moderna, snella nei contenuti e scritta in doppia lingua, italiano e inglese, è stata stampata su un laminato speciale per resistere meglio alle intemperie. Lungo il percorso sono, inoltre, state sostituite alcune staccionate in legno instabili e rimosse delle bacheche ammalorate, in particolare quelle presenti lungo la ciclabile della Sarca e al parcheggio del tamburello.
“Questi pannelli – commenta Gianfranco Pederzolli, presidente del Parco Fluviale della Sarca – aiutano a leggere i segni particolari che si incontrano, permettendo al visitatore di vivere un’esperienza ricca di suggestioni con la consapevolezza di stare camminando in un luogo unico che va protetto”.
Si parte con il racconto della tumultuosa origine di questo deserto detritico legata al distacco di un’enorme frana dal Monte Brento 10 mila anni fa che ha dato origine al nome: “Marocche – chiarisce il cartello – deriva dal termine trentino maròc, che significa blocco di roccia”. Viene poi spiegato il fenomeno del carsismo superficiale che crea scannellature ben evidenti e fa emergere i noduli di selce. Alcuni pannelli sono dedicati alla vita tra le rocce in cui anche un piccolo anfratto diventa una strada verso l’acqua e permette ai caratteristici bonsai naturali di resistere in ambienti inospitali. Vi sono poi indicazioni per riconoscere le tracce degli animali che passano di qui e soprattutto le tracce di quelli che sono passati, tra cui le orme lasciate dai dinosauri 190 milioni di anni fa che rendono le Marocche di Dro anche più affascinanti.
E poi ancora qualche cenno allo sviluppo idroelettrico, alla piantumazione artificiale di pino nero, a misteriosi muretti a secco e così via, man mano che si incontrano i segni.
I lavori hanno avuto un costo complessivo di 23.490 euro, finanziato dal Parco Fluviale della Sarca.