Dana di Arco, Cappelletti (M5S): “Dal Ministero nessun impegno tangibile”. Campobase sollecita la PAT

Nicola Filippi13/02/20255min
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L’annunciata delocalizzazione degli stabilimenti di Arco e di Rovereto di Dana Italia tiene con il fiato sospeso centinaia di famiglie. Grosse novità o eventuali ripensamenti non filtrano dai vertici aziendali, ma il mondo politico cerca di fare quadrato e tenere alta l’attenzione. Da Roma al Trentino. Dalla Capitale, fa sapere il pentastellato Alex Marini, il deputato Enrico Cappelletti del Movimento 5 Stelle ha ricevuto risposta alla sua interrogazione, presentata alla Commissione Attività Produttive della Camera, inviata lo scorso 14 gennaio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. “La risposta del Sottosegretario Bitonci all’interrogazione sul caso Dana non ha fornito alcun dato concreto per risolvere la crisi – spiega il deputato Cappelletti – Il Ministro si è limitato a riferire di una generica interlocuzione avviata con i vertici dell’azienda, senza alcun impegno tangibile per la salvaguardia della produzione e dei posti di lavoro”.
“Non stiamo parlando di un’azienda in crisi – sottolinea Cappelletti – ma di un settore chiave per il nostro sistema produttivo, con stabilimenti competitivi che generano il 40% del fatturato globale del gruppo. Eppure, la proprietà americana ha deciso di delocalizzare, ignorando il valore delle competenze e delle professionalità costruite negli anni.”
Il deputato ha riferito al Sottosegretario l’appello dei delegati sindacali, che hanno espresso forte preoccupazione per il futuro occupazionale. “Come ha dichiarato Rino Stinghel, dopo 26 anni in azienda: Se esci da Dana oggi difficilmente ti ricollochi”.
“Abbiamo chiesto al Governo almeno tre azioni immediate: la trasformazione del tavolo aperto con l’azienda in un tavolo permanente; l’introduzione di un piano regolatorio che premi le aziende che investono e che penalizzi pesantemente le aziende che delocalizzano; un piano straordinario di sostegno all’innovazione, nel settore della meccanica di precisione. La politica deve tornare a fare il suo mestiere: difendere gli interessi dei cittadini e del sistema produttivo nazionale, tutelando l’occupazione. Continueremo a seguire la vicenda dei lavoratori della Dana e di tutte le aziende a rischio delocalizzazione e che meritano di ricevere dal Governo risposte concrete, non parole di circostanza” ha concluso Cappelletti.
In un comunicato stampa, diffuso dal coordinatore Stefano Miori, anche Campobase Arco “incalza le Istituzioni ed i responsabili della politica Provinciale e Nazionale” sul caso Dana.
“Il Gruppo Dana a fine novembre 2024 ha annunciato un severo processo di razionalizzazione e taglio dei costi a livello globale… – scrivono dal coordinamento di Campobase Arco – Si tratta di operazioni di scorporo che avvengono regolarmente e che non debbono essere demonizzate a priori, pur che siano attentamente monitorate dalle parti coinvolte, ovvero proprietà, potenziali nuovi acquirenti, parti sociali, sindacati e istituzioni. Molte volte i nuovi proprietari sono motori di ulteriore sviluppo e consolidamento delle attività acquisite”.
“Le preoccupazioni di Campo Base riguardano le voci, non ancora smentite, di una possibile ricollocazione e delocalizzazione di alcune attività del gruppo, e precisamente delle Off-Highway che coinvolgono anche le due realtà Trentine di Rovereto ed Arco con un impatto su 800 lavoratori circa – illustrano – Potrebbero essere delocalizzate in Messico o altrove dove il costo della manodopera è molto minore che in Italia. Ma è davvero sostenibile che per il solo vantaggio di ridurre il costo del lavoro si affronti un processo così doloroso, che comporta l’abbandono di siti altamente qualificati in termini di tecnologie, manodopera qualificata, rete di subfornitori, logistica capillare e collaudata, istituti di formazione professionale di alto livello? Il nostro territorio infatti fornisce un insieme di elementi difficilmente replicabile in altri Paesi, dove il vantaggio per l’azienda sarebbe solo ed essenzialmente il basso costo della manodopera”.
“Campobase Arco, pur consapevole delle dinamiche decisionali di una multinazionale, sottolinea l’importanza di non subire passivamente tali scelte – concludono – Incoraggiamo a gran voce l’impegno della Provincia Autonoma di Trento per vigilare costantemente la vicenda Dana, confrontandosi regolarmente con i sindacati e con il Governo Nazionale per tramite del MIMIT (Ministero Imprese Made in Italy). Provincia, Ministero e Sindacati facciano sentire la loro voce alla capogruppo e/o ai nuovi potenziali acquirenti, li incontrino e si facciano loro diretti interlocutori per la tutela dei legittimi interessi dei lavoratori e dell’intera Comunità di riferimento”.