Castello di Drena, via alla ricostruzione della cinta esterna

Redazione11/02/20255min
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Luogo identitario della comunità di Drena, il maniero che si affaccia sulla piana della Sarca sarà oggetto di un atteso intervento per rimarginare la ferita che porta dal 1° giugno 2018. Quella notte, il castello aveva infatti subito il crollo della porzione centrale della cinta alta dodici metri, per una superficie di circa duecento metri quadrati. Lunedì 10 febbraio il Comune – proprietario della struttura – ha consegnato i lavori alla ditta Effeffe restauri srl di Borgo Chiese per il consolidamento, il restauro e la ricostruzione della cinta. La direzione dei lavori – che avranno una durata di 300 giorni – è affidata all’architetto Michele Anderle. L’investimento complessivo è di 1.489.000 euro ed è finanziato dalla Provincia attraverso il Dipartimento Enti locali per 1.330.000 euro.
“Si tratta di un intervento fondamentale che non solo mette in sicurezza il maniero, ma rilancia anche il suo valore culturale e turistico” ha spiegato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, intervenuto al fianco della sindaca di Drena Giovanna Chiarani e del dirigente generale della Soprintendenza per i beni e le attività culturali Franco Marzatico. “La Soprintendenza – ha aggiunto il presidente – ha operato con grande attenzione e già nella scorsa legislatura l’Amministrazione provinciale aveva individuato i fondi necessari. L’obiettivo è di contribuire ulteriormente alla valorizzazione di una risorsa tanto importante per il territorio”. La sindaca Chiarani si è concentrata sul forte legame tra la comunità locale e il “suo” castello: “Non è solo un simbolo che appare nel nostro stemma comunale, ma è parte integrante della nostra identità. Proprio questa consapevolezza ha ispirato un’incredibile solidarietà tra la gente di Drena, ma anche dai nostri amici del comune gemellato e dai tanti visitatori che hanno deciso di dare il loro contributo”. La raccolta fondi, che ha visto il coinvolgimento di moltissime persone ha consentito di raccogliere 20mila euro per il restauro.

A seguito del crollo, le ispezioni avevano messo in evidenza come le problematiche strutturali e conservative della cinta muraria del castello – simili a quelle del tratto occidentale crollato – fossero dovute a diversi fattori, tra cui la tecnica costruttiva medievale, la morfologia del sito e i fenomeni di degrado. In particolare, i sondaggi avevano confermato che il tratto ceduto non era fondato direttamente sulla roccia, ma su un avvallamento dove si convogliavano le acque meteoriche superficiali.
Nel 2018 erano stati effettuati interventi di somma urgenza finanziati dalla Provincia Autonoma di Trento per migliorare la stabilità delle cinte murarie superstiti. Nel frattempo, la Soprintendenza aveva avviato uno studio approfondito per definire le modalità di restauro definitivo. Il progetto, coordinato dall’Università degli Studi di Trento con la professoressa Alessandra Quendolo in collaborazione con l’architetto Cinzia D’agostino della Soprintendenza, ha previsto un’indagine stratigrafica costruttiva per identificare le diverse fasi storiche della cinta muraria e ha portato alla definizione di linee guida per il restauro.
Lo studio ha anche affrontato la questione della “grande lacuna”, causata dal crollo, proponendo diverse modalità di intervento per la sua integrazione. Tra le opzioni valutate, quella che ha ricevuto il maggiore consenso è stata la ricostruzione del tratto crollato utilizzando le pietre recuperate sul terreno. Questo approccio, definito “risarcire la ferita”, è stato scelto per mantenere l’affinità cromatico-tessiturale tra i due tratti superstiti della muratura. La soluzione approvata è apparsa come la più idonea sia per mantenere l’affinità cromatico-tessiturale della muratura, sia per le esigenze di consolidamento dei tratti di cinta superstite.
Questa soluzione ha l’obiettivo di ricostruire l’aspetto originario della cinta, salvaguardando al contempo l’integrità storica e strutturale del castello. La ricostruzione, che coinvolgerà il recupero delle pietre crollate, sarà anche fondamentale per restituire al maniero il suo carattere iconico e la valenza simbolica per la comunità di Drena e per l’intera valle della Sarca.