La scassata colombaia di Arco, bene in vista ma disabitata

Nicola Filippi07/09/20242min
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Sulle prime, può sembrare un’opera d’arte decontestualizzata dall’ambiente circostante. Anche perché sullo sfondo c’è lo scenario, poco invitante, del “lato-B” dell’ex oratorio/macello di Arco, che in questi giorni di fine estate sta animando il dibattito cittadino. Mano a mano che ti avvicini, però, capisci che si tratta di una colombaia in legno. Fatta a mano, sicuramente, ma non meritevole di nomea per i posteri. Chi l’ha pensata e collocata in quel luogo lo ha fatto sicuramente con uno scopo meritevole e con animo ben disposto verso gli amici pennuti. Una struttura piazzata anni fa dal Comune per radunare i piccioni, che però hanno rifiutato l’offerta e non vi hanno mai soggiornato. A vederla da vicino, mostra i segni dell’usura del tempo e desolatamente vuota. Le finestrelle delle casette, disposte su quattro piani per il comfort dei colombi, è diventata felice condominio per ragni e affini.
Tanti archesi oggi si chiedono cosa ci stia ancora a fare lì, in quel fazzoletto di prato verde tangente alla pista ciclo-pedonale e dietro il fatiscente ex oratorio e macello di Arco. Sono anche preoccupati per la solidità del palo di legno che sorregge tutta la struttura. Da anni sotto le intemperie, l’intero manufatto non è mai stato oggetto di manutenzione. Alcuni lettori de “La Busa”, amanti dei volatili, suggeriscono di spostarlo in un ambiente più silenzioso e meno affollato oppure di trasformarlo in legno per la stufa. Tutti sono però concordi a dargli una nuova vita. Prima che tarli e usura possano provocare il suo cedimento sulla pista ciclo-pedonale o sulla testa di qualche malcapitato.

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