Il Castello di Drena si trasforma in un safari per la mostra “Anime Leali”

Nicola Filippi15/06/20243min
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Sabato 15 giugno, alle 18, al Castello di Drena sarà inaugurata la mostra d’arte “Anime Leali”, con le opere di Martina Baldo e Cristina Palumbo, a cura di Giuseppe Tasin. La mostra resterà aperta da sabato 15 giugno a domenica 21 luglio, dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30), dal martedì alla domenica. La mostra è stata allestita in collaborazione con il Comune di Drena e con il patrocinio del Comune di Nogaredo.
“Anime Leali, il progetto artistico presentato da Martina Baldo e Cristina Palumbo, è molto più di una mostra – scrive il curatore della mostra, nella sua presentazione – Il museo si trasforma in un immenso spazio aperto, in cui gli animali trovano il loro habitat ideale, accogliendo tutti, grandi e piccoli, esperti d’arte e curiosi. È uno zoo d’artista realizzato senza gabbie, senza distanze e animato da pitture di animali di ogni specie; un zoo che vede le sale nobili del Castello di Drena trasformarsi in un nuovo habitat museale, un safari pedonale dove le opere accompagnano il visitatore in una passeggiata dentro una favola, dove gli animali convivono nel più rispettoso degli ecosistemi artistici. Sembra inusuale, ma tutto sommato non lo è. Dalle grotte di Lascaux ai dipinti di Antonio Ligabue e dalle divinizzazioni egizie ai cani pokeristi di Cassius Marcellus Coolidge, infatti, gli animali sono stati protagonisti di tante rappresentazioni nel mondo dell’arte. Eppure questa mostra a cui fa da cornice il Castello di Drena colloca le sue opere in una declinazione diversa: Martina e Cristina non si propongono solamente di offrire arte all’interno di uno scrigno di scienza, bensì di chiamare i giovani del nuovo millennio a una riflessione sull’ambiente, sulla sua tutela, sul tema della sostenibilità”.
“Quella di Martina e Cristina è una pittura che ha quale obiettivo sì la descrizione delle caratteristiche di corpi degli animali, ma soprattutto indagare il loro carattere – spiega ancora il curatore, Giuseppe Tasin – Leggere nei loro occhi l’intimo più profondo dell’anima dell’animale, che trova, senza dubbio, una corrispondenza diretta nell’anima dell’artista che lo rappresenta. Fiere feroci e vigorosi cavalli, cervi e rapaci, passerotti e falchi ed aquile, fenicotteri e leoni popolano le sale del maniero, un percorso narrativo e filosofico che si snoda alla scoperta dell’animalità come slancio vitale indagando il sottile confine tra essere umano e animale e si interroga sul senso dell’animalità come valore salvifico per l’umanità. La mostra si presenta come una sorta di Arca di Noè artistica e mette in relazione tra loro opere di due artiste molto diverse tra loro, sia come stile che come rappresentazione grafica dell’animale.”

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