Incrocio al ponte di Arco: “Un intricato quiz di precedenze, che casino!”

Redazione27/05/20244min
IMG_0382 VIA DELLA CINTA PRABI PONTE ARCO



 

Fino a quando i progressi della genetica non ci doteranno di un terzo occhio, l’incrocio tra via della Cinta e via Caproni Maini, ad Arco, è sicuramente uno dei punti più pericolosi della viabilità dell’Alto Garda.
“Ma che ca… di trappola è questa!” ha esclamato domenica un turista italiano in coda (e la c non sta per caspita…) come noi, per risolvere l’intricato quiz delle precedenze che viene proposto da questo cervellotico ganglio stradale nel quale vengono a conflitto ciclisti, pedoni e veicoli di qualsiasi tipo.
C’era un van con al traino una enorme roulotte che, uscendo da Prabi per immettersi sul ponte, bloccava il traffico perché, sempre da Prabi, ma dalla pista ciclabile, stava arrivando una lunga teoria di teutonici biker riconoscibili perché disposti a morire pur di far valere il loro diritto di precedenza. Mai un’occhiata ai lati dove sta succedendo di tutto, mai una concessione al buon senso. Scene che, chissà perché, ci hanno fatto venire in mente “Sturmtruppen”, lo storico fumetto del compianto Bonvi. Cattivi? Forse, ma soprattutto incazzati nei confronti di uno scenario sempre più frequente in estate, nei confronti di un vero e proprio casino (senza accento sull’ultima vocale) al quale qualche illuminato urbanista ha ritenuto di poter porre rimedio facendo attraversare il ponte sulla Sarca due volte (lo fa un mezzo motorizzato su dieci) se da via della Cinta ci si vuole recare, per esempio, nel magnifico e nuovo centro natatorio di Arco, conosciuto ormai da molti ma non da tutti, visto che l’Amsa, Ente gestore, non ha ritenuto di modificarne il sito internet dove si parla ancora della piscina olimpionica a 10 corsie (sic). Ma questo è un altro discorso che ci porterebbe lontano, magari passando dalla stazione delle autocorriere che sta cadendo a pezzi e che la “municipalizzata” ha da anni in gestione per individuarne – prima che crolli del tutto? – una futura gestione d’uso. Campa cavallo.
Tornando in prossimità del ponte (dove i Vigili – troppo impegnati a fare gli “sceriffi”? – si vedono ad ogni morte di papa), ci pare chiaro che si è creata una situazione che non può durare a lungo. Del resto non si può pretendere che un agente passi lì l’intera giornata e anche il previsto senso unico in direzione centro-periferia non ci pare possa risolvere il problema. Il nodo resta quello della pista ciclabile, una delle più belle e frequentate del Trentino, che le competenti autorità hanno stabilito non possa essere dirottata sotto il ponte lungo quel rigagnolo d’acqua che una volta era un fiume vero. A Torbole (5 chilometri più a valle) sì e qui no. Si temono le piene, un fenomeno non così frequente, ci pare, da scoraggiare questa soluzione. Appare ovvio che quando la Sarca è in piena, nessuno, nemmeno quello col casco col chiodo, ci si tuffa in bici. Esattamente come accade a Torbole. Si vuol essere prudenti? Mettiamo delle sbarre mobili da abbassare in caso di criticità. Sono idee, magari dette alla rinfusa, ma restano delle idee che pare nessuno nella stanza dei bottoni pare in grado di avere, neppure dopo una notte per forza travagliata dopo la quale è stato partorito il doppio passaggio sul ponte. Che facciamo?
Nello Morandi

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