Gli ambientalisti: “Stop alla Ciclovia del Garda, troppe frane”

Claudio Chiarani09/01/20243min
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Stop al progetto della Ciclovia del Garda. L’ultimo episodio franoso accaduto a Limone sulla statale Gardesana occidentale davanti all’Hotel Splendi Palace, dunque in territorio di competenza bresciano, solleva, di fatto, l’ennesima presa di posizione del Coordinamento interregionale ambientalista contro la realizzazione della Ciclovia del Garda. Almeno su quel tratto dove la montagna incombe sul passaggio. E il delicato tema sarà “oggetto” di confronto e dialogo al prossimo Tavolo della Comunità del Garda il 20 gennaio prossimo, a Riva del Garda. Un tavolo al centro del quale si parlerà di depurazione delle acque, delicato tema anche questo in molta parte ambito bresciano, la regolazione dei livelli dell’acqua in entrata e uscita dal lago di Garda cui si aggiungono altri temi “caldi” come la mobilità e la viabilità, sia per residenti sia per turisti avvalendosi anche delle osservazioni dell’Osservatorio per il Turismo sul lago di Garda. Ovvio che la recente frana di Limone abbia riacceso (se mai si fossero spenti, anzi) i fari d’attenzione sulla questione della realizzazione della Ciclovia a sbalzo in Trentino. “La natura ci dice di no” sembra essere la traduzione di tutto ciò che accade, dicono in coro gli ambientalisti contrari all’opera, inutile costosa e dannosa in estrema sintesi per loro, per i quali insomma il rischio “zero” non esiste. Un rischio geologico che i versanti che incombono a ovest del lago di Garda non deve essere trascurato visto i recenti episodi, ultimo ma non ultimo ciò che si è staccato dalla montagna non solo pochi giorni fa a Limone ma quello di Tignale che, per fortuna in nessuno dei due casi ha causato vittime umane. Con il primo cittadino di Limone che sostiene la Ciclovia pur ammettendo che la roccia, a causa dell’azione di piante ed eventi meteorologici si sgretola, ma difende quanto fatto nel Comune di sua competenza, e quello di Tignale che è del tutto contrario, invece, a realizzarne altri tratti a sbalzo come quello lungo poco meno di due chilometri e inaugurato nel 2018 è chiaro che il dibattito viva una fase molto “infuocata.” E la Provincia di Trento che fa? La risposta su chi si prenderà la responsabilità di firmare l’avanzamento di un progetto già in essere è, chiaramente, molto attesa.

Claudio Chiarani

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