Così i soccorritori gestiscono lo stress nelle operazioni più complesse
Non eroi, ma professionisti del soccorso che nello svolgimento della propria attività devono far affidamento sulla propria formazione tecnica. E non solo su quella. Nella gestione delle emergenze è necessario essere preparati ad affrontare reazioni fisiche ed emotive sia nelle vittime sia in se stessi. Perché si è uomini e donne anche se si indossa una divisa alla quale si è legati da un forte senso di appartenenza. Il tema è stato al centro di un appuntamento dedicato ai membri delle Strutture operative della Protezione civile e promosso dagli Psicologi per i popoli del Trentino Odv.
Percezione di sé, respiro e gestione dello stress appaiono come strumenti fondamentali per affrontare le situazioni più complesse, che mettono alla prova la stabilità emotiva anche degli operatori più navigati. La fase dell’intervento – è stato detto – espone ad esperienze che possono generare stess ed in qualche caso veri e propri traumi. In quel preciso momento si mette a frutto la propria preparazione professionale, da cui possono conseguire sensazioni positive di euforia ed efficacia, quando si riesce a prestare effettivamente aiuto. Ma qualora l’intervento non avesse successo, possono sorgere sentimenti di inadeguatezza, delusione e colpa.
Per i soccorritori è dunque importante riconoscere le proprie reazioni emotive e – a conclusione degli interventi più complessi sotto il profilo psicologico – condividere le proprie sensazioni con i colleghi in un momento di debriefing. Questo consente di integrare le diverse esperienze vissute, i vari punti di vista e le percezioni. Con l’aiuto di chi ha partecipato alle operazioni, si possono infatti mettere in ordine eventi e pensieri: l’ascolto e il dialogo consentiranno di osservare l’emergenza sotto diversi punti di vista, creando un clima di solidarietà nel gruppo.