Guido Righele, nostalgia di un Rivano a New York

Vittorio Colombo18/06/20234min
righele.salvadori

Guido Righele era un artista, un uomo di spettacolo, una persona sensibile che dalla amata Riva, alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, si era trasferito in America con la moglie Anna. Ma l’amore per la “sua” Riva è sempre stato in lui così profondo da fargli mantenere ben vivo un vitale contatto con l’Alto Garda. Aveva una venerazione per il poeta Giacomo Floriani al quale dedicò, negli ultimi anni della sua vita, dei quadri e delle poesie. Quando nel settembre del 1987 arrivò dalla California la notizia della sua morte era in corso nella sede dei Marinai di via Lipella una mostra di suoi acquerelli dedicati proprio a Riva e curata dal caro amico Elio Bresciani. È stata quella, per molti, la commovente occasione per ricordare un uomo ricco di sentimenti che a Riva aveva lasciato il segno.
Subito dopo la guerra Guido Righele era stato protagonista di serate indimenticabili al “Pim, Pum, Pam”, varietà organizzato da Dante Dassatti con l’architetto Dal Lago al cinema Perini. C’era tutta Riva che si sbellicava dalle risate quando entrava in scena la coppia “i Charley”, i “Carletti”, con il Guido che era alto due metri e il Bruno Salvadori che gli arrivava alla cintola. Cominciarono ad arrivare ingaggi per spettacoli nei teatri, nelle piazze, alle feste. Avevano punti forti, ma poi si andava allo sbaraglio, si improvvisava. Vinsero il “Microfono d’argento” a Trento superando cantanti come Carla Boni e Gino Latilla. A La Spezia, in un concorso con 500 dilettanti, vinsero il primo premio. Scrisse allora un giornale che “Al Gatto Nero” la gente gremiva anche l’esterno, sfondando pure le invetriate, per poter ascoltare i due artisti. Al “Roen”, con oltre 500 persone, il ministro di Cuba de La Ruz Leon chiese che i due si esibissero fino alle 2 del mattino, dopo cinque ore di spettacolo. Ci fu addirittura una serata al Manzoni di Bologna, nella quale il pubblico cacciò via le ballerine per richiamare sulla ribalta l’impareggiabile duo. Dopo la vittoria nel “Microfono d’oro” a Salò Salvadori ottenne l’ingaggio per i Caroselli della Negroni. Il duo si sciolse. Righele sposò un’Americana e volò, a reinventare la sua vita, a New York. Ma parte del suo cuore restò a Riva: mandava agli amici poesie in dialetto, disegni e lunghe lettere piene di nostalgia. Nel giugno del 1985 la gran rimpatriata “Al Sole” di Arco quando, a fianco di Bruno Salvadori, rinverdì i vecchi successi tra l’entusiasmo generale. Tutti gli si erano stretti attorno, una lunga tavolata, la quarta generazione dei Righele, anche loro attori, musicisti, sportivi, Gianenrico col suo violino, il fratellino Giulio abile ginnasta e avanti tutta la sera con gli assoli di Guido alla chitarra. “Com’è cambiata Riva! La campagna con quei bei grappoli d’uva, delicati ricordi della mia infanzia, sta scomparendo” disse con un nodo alla gola. Nell’agosto del 1987, pochi mesi prima di morire, in una lettera scrisse: “Dopo Dio e la mia Famiglia ho sempre amato la mia città e Floriani, il poeta che ha decantato tutte le bellezze del suo lago, dei suoi monti e del suo cielo. Un giorno, quando alla tromba dell’Anzolim si uniranno quelle che ci chiameranno dal Cielo, felici del nostro operato, porteremo con noi l’estasi incantevole dei nostri monti, del meraviglioso Garda, della nostra Riva tanto amata”.
Vittorio Colombo



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