Il bimbi guardano le ragazze del basket? Ecco le palizzate di legno

Vittorio Colombo09/04/20234min
donne1937

Palizzate di legno alte un paio di metri attorno al campo di basket. Oratorio di Riva. Primi anni Cinquanta. Il campo di pallacanestro, costruito da un paio d’anni e di solito occupato dalla squadra della Virtus, qualche domenica si trasformava in un recinto chiuso da assi di legno. Chi stava fuori sentiva che all’interno si giocava una partita per qualche motivo “secretata”. Si sentivano i rimbalzi della palla che, di tanto in tanto, spuntava sopra le assi e finiva in questo o quel canestro.
Roba da matti. Ma che cos’erano quelle barriere e che stava succedendo dentro il recinto? La risposta è presto detta: si giocavano partite di basket femminile. In campo la squadra delle ragazze della ditta Mariotti. Erano tempi “bacchettoni” e le barriere venivano alzate, usando le assi che abbondavano alla Mariotti, un po’ per salvaguardare il pudore delle giocatrici, molto per non traviare le schiere di giovani che frequentavano l’Oratorio e che avrebbero potuto provare turbamenti ormonali nel vedere caviglie e gambe in libertà.
Il basket femminile non era una novità per la città. Nel 1937 le ragazze di allora avevano dato vita a ben quattro squadre, affidate alle cure di Renato Rigatti, Vettori e Francesco “Cianci” Amistadi. La popolarità di questo sport derivava dal fatto che a Riva si era svolto nel 1936 il raduno della Nazionale in vista delle Olimpiadi di Berlino.
Come si vede nella foto, anno 1937, che correda quest’articolo, le giocatrici scendevano in campo con gonne molti centimetri sotto le ginocchia e giocavano in un campo in viale Pilati (ora Terme Romane), mentre i maschi avevano il loro campo nel cortile della Rocca.
Questa prima esperienza del basket femminile durò fino al 1940. Poi, dopo la Guerra, venne costruito il campo di basket all’Oratorio, sede delle partite della neonata Virtus. E arriviamo al 1950, anno in cui un bel gruppo di ragazze della ditta Mariotti decisero di dar vita ad una squadra. Si contatta “Cianci” Amistadi che si mette a disposizione. In un primo tempo tutto fila liscio. Entusiasmo all’Oratorio dove si giocano anche le partite maschili. Fatto sta che, in breve, le partite delle ragazze richiamavano schiere di appassionati, compresi i bambini dell’Oratorio. Le gonne delle giocatrici, in quindici anni, si erano accorciate e qualcuna indossava “bragoni” a mezz’asta. Insorsero educatori, genitori e preti vari. Non era tollerabile, proprio all’Oratorio! Quelle partite erano uno scandalo, un incitamento ai cattivi pensieri. A qualcuno venne l’idea: è possibile giocare a porte chiuse. Alla Mariotti non mancavano di certo assi e paletti. Così si costruirono delle barriere di alcuni metri ciascuna. Durante la settimana venivano appoggiate al muro e, quando c’era la partita, una squadra di esperti metteva in funzione la palizzata. Non funzionò. Ci voleva ben altro. I piccoli oratoriani incollavano gli occhi ai buchi delle assi, guardavano nelle “sfrése” o si issavano sullo steccato. Così la storia durò poco, anche perché, nel 1952, la Mariotti fallì e le assi tornarono da dove erano venute. Vent’anni dopo, nel 1971, un gruppo di ragazze contattò “Cianci” Amistadi e nacque il basket “G.S. Riva”. I tempi erano cambiati e non ci furono più problemi di “pubblico decoro”, ma soltanto meritati consensi sportivi.
Vittorio Colombo

 



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