1970, i sub cercano il mostro nel lago di Tenno ma trovano gli “scheletri”

Vittorio Colombo10/10/20215min
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C’era un grosso pesce predatore nelle acque del lago di Tenno. La voce aveva cominciato a girare. In breve era diventato, nei commenti al bar, una sorta di drago degli abissi. Capace non solo di far razzia di tutti i poveri pesci del lago, ma di ingoiare addirittura una mucca senza masticarla.
Il lago di Tenno, da sempre affascinante e misterioso, sembra uscito da un libro di fiabe. O di streghe, o di mostri fantastici e terribili.
Dante Dassatti, presidente dei Pescatori dell’Alto Garda, decise allora che era il momento di vederci chiaro. Se c’era un pesce predatore bisognava prima verificarlo. Poi provvedere a toglierlo di mezzo. E siccome il vulcanico Dante era anche presidente “ad interim” del neonato Gruppo Sommozzatori di Riva aveva gli elementi giusti per fare l’impresa. Si era dunque nell’estate del 1970 quando il Dante inviò una agguerrita pattuglia di sub rivani a caccia del mostro.
Fatta qualche immersione cambiò il bersaglio ma non lo scenario da film dell’orrore. Si passò infatti dall’enorme pesce predatore alla “foresta sommersa di scheletri”. Sempre roba alla Dario Argento. I sub rivani, come scrissero i giornali locali, avevano rinvenuto sul fondo una misteriosa, scheletrica foresta. Poi, buttata acqua del lago sul fuoco delle fantasie, ecco quello che realmente successe e che cosa, in verità, venne trovato.
Era toccato a cinque amici sub, di casa al porto S. Nicolò, di andare in immersione al lago di Tenno. I cinque amici erano Mauro Bonometti, Carlo Olivetti, Enzo Sergiacomi, Aldo Ballardini e Giorgio Milani. Entrati in acqua si erano trovati davanti a delle “sagome spettrali”. Con stupore pensarono che si trattasse di una “foresta pietrificata”. Verificarono che, in effetti, si trattava di scheletri di alberi. E prima di allora, nessuno aveva segnalato queste presenze nel lago.
La scoperta, sgombrato il campo dalle ipotesi fantasiose, ebbe grande risonanza. Si mosse il Museo di Scienze Naturali di Trento che sollecitò nuove ricerche In quel periodo i sub rivani, coordinati da Aldo “Tajom” Tavernini, erano quasi tutti impegnati, sui fondali a sud del porto S. Niccolò, nei lavori di preparazione del piedistallo per la statua del Cristo Silente.
Vennero effettuate, con il coordinamento di Ezio Rigo, una sessantina di immersioni nella zona ad ovest e nord del lago di Tenno.
«Gli esperti del Museo tridentino – ricordano Rigo e Tavernini – ci invitarono a proseguire con ricerche e rilievi. Dovevamo segnalare la posizione dei tronchi che si ergevano dal fondo. Per questo legammo le cime con delle corde che, in superficie, andavano a terminare in una serie di gavitelli bianchi (piccoli galleggianti) che segnalavano il numero e la posizione dei tronchi sul fondo. La difficoltà della ricerca stava soprattutto nella parte più profonda del lago, 45 metri profondità, a quei tempi, da non sottovalutare”.
La superficie del lago, alla fine dell’operazione, risultava segnata da un gran numero di gavitelli galleggianti. Gli “scheletri” così censiti furono una settantina. Il lavoro proseguì con l’ausilio degli esperti del Museo Tridentino. Alcuni pezzi di ramo vennero spediti all’Università di Camerino per stabilirne appartenenza ed età. Si arrivò alla conclusione, suffragata dagli studi scientifici, che il lago si era formato in seguito al collassamento di una parte della montagna prospiciente. La grande frana aveva formato una diga, uno sbarramento che aveva bloccato il corso dell’ immissario principale, il “Ri Sec” o Rio Secco. Questo fatto aveva dato origine al lago e sommerso le piante.
Prima della scoperta si faceva risalire la nascita del lago al 1100. La prova al carbonio 14 sui rami recuperati, stabilì che il lago non poteva essere precedente al 1400.
Si cercava un pesce predatore, si trovò una “foresta di scheletri” e, alla fine, si svelò il mistero delle origini del Lago di Tenno. Ma resta il fascino di una storia che sa tanto di fiaba noir, così ricca di mostri degli abissi e di terribili alberi pietrificati.
Vittorio Colombo.
(Nella foto Aldo Tavernini, Luciano Rigatti, Giuseppe Turrini, Renzo Martinelli, Gianni Elena e il presidente Giancarlo Boschin in riva al lago di Tenno)

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