Sulla penultima mensola - proprio sopra alla mia scrivania - conservo una scatola di cartone che ho foderato con della carta a fiori.
Al suo interno, in un vortice di colori fluo dai toni tra il giallo e il verde, se ne stanno qualcosa come duecentocinquanta biglietti post-it che mi hanno donato i miei bambini.
Sto parlando, per chi non lo sapesse, dei bambini che ho incontrato durante una passata collaborazione con un paio di biblioteche di zona per un ciclo di letture e di storytelling.
Nonostante sia passato parecchio tempo, ogni tanto la mia mano sfiora quella scatola ma si trattiene dall'aprirla. Lì dentro sono riunite così tante voci e così tante emozioni che ancora adesso ho timore ad aprirla: ho paura che leggendo quei messaggi potrei farmi prendere dalla malinconia e mettermi sinceramente a frignare senza ritegno.
Questa mattina, però, ho riflettuto molto sulle paure e sui timori di cui ci circondiamo ogni giorno e sono giunta alla conclusione che l'essere umano viva proprio di forti contraddizioni: in un mondo che ci chiede sempre di più, in cui non "te la cavi" se non sei il più forte, in cui vinci soltanto se arrivi primo... ha ancora senso porsi così tanti limiti e lasciarsi sopraffare dalla paura di piangere?
Fa davvero così male abbandonarsi ai sentimenti?
Ho preso la scatola con due mani, l'ho sentita tutto sommato leggera - se consideriamo che lì dentro ci sono sogni, segreti e speranze di duecentocinquanta adolescenti - e poi ho lentamente sollevato il coperchio.
Mio figlio piccolo mi ha raggiunto alle spalle.
"Che cos'hai lì dentro, mamma?" - mi ha chiesto curioso.
"Sono tanti piccoli foglietti su cui bambini come te hanno scritto dei segreti." - ho risposto accarezzandolo.
"E come mai li hai tu?" - si è avvicinato.
"Li ho io perchè me li hanno regalati alla fine di ogni sessione di lavoro che ho svolto con loro, nelle loro classi."
"Ma così se tu li leggi non sono più segreti."
"Hai ragione. Ma se me li hanno dati, è perché sanno che in qualche modo non tradirò mai la loro fiducia."
"Mamma, posso chiederti una cosa?"
"Certo."
"Posso scrivere un foglietto anch'io?"
L'ho stretto forte, poi gli ho risposto di sì.
"Bene. Allora te lo scrivo, poi lo metti nella scatola ma se vuoi prima lo leggi - tanto di te mi fido."
"Menomale" - ho sorriso - "Ti fidi perché sono la tua mamma?"
"No. Cioè, non solo. Mi fido perché se tutti quei bambini si sono fidati di te, allora posso farlo anch'io."
"Teoria inoppugnabile."
È andato nella sua stanza e in questo momento sta scrivendo qualcosa che metterà in mezzo a tutte le altre.
Io pesco a caso un foglietto dopo l'altro e per ognuno ho nel cuore una lacrima che scorre e un sorriso sulla faccia.
La scatola dei sentimenti è un oggetto delicato e fragile ma è un peccato non aprila più spesso.