Riva: la Bepina sorda, star della telenovela brasiliana

Vittorio Colombo10/09/20234min
anziana tv-2 novelas - Copia

C’era, un paio di decenni fa, questa anziana che aveva un rapporto speciale con la tivù. Si chiamava Bepina ed abitava, da sola, in un alloggio protetto in un condominio in una via periferica di Riva. La Bepina era in buona salute, donna di peso, gran mangiatrice di quaglie e in grado di provvedere a se stessa. Almeno in parte perché i servizi preposti le portavano i pasti a domicilio e due volte la settimana la caricavano in macchina e la portavano per i bagni alla Casa di Riposo di Riva. La nostra Bepina era sorda come una campana. Aveva però passioni forti e la più grande era quella di guardare le telenovelas alla Tivù. Adesso sono cose da Turchi, ma allora andavano per la maggiore le telenovelas brasiliane, quelle con la star Sonia Braga. Le puntate andavano in onda nelle ore del primo pomeriggio e la Bepina non se ne perdeva una.
Primo problema: la Bepina, per non perdere nemmeno una battuta o un sospiro, per via che era non dura, ma granitica d’orecchio, teneva il volume a mille. La tivù sobbalzava, tanto sonoro e parole sembravano diffuse da un altoparlante. D’inverno passi, ma d’estate, che diamine, mica poteva tener chiuse le finestre! Chi stava nel cortile, vuoi i ragazzi che giocavano vuoi i passanti, erano investiti da un’onda sonora degna dei “Deep Purple in rock”. Anche gli abitanti della casa, soprattutto quelli dei locali vicini, al vibrar delle pareti battevano pugni o colpi di scopa alle pareti della Bepina, che proprio non sentiva, o fingeva di non sentire, e si beava cogliendo l’onda d’urto del rumore che usciva dalla tivù. Poi, un po’ tutti avevano imparato a convivere con l’eccezionale fenomeno sonoro, tanto che negli appartamenti vicini si guardavano le calde vicende brasiliane con il proprio audio spento visto che bastava, ed avanzava, quello della tivù della Bepina.
Fosse tutto qui… La Bepina, urlando per via del fatto che anche lei doveva sentirsi, interagiva con le vicende delle “storiazze” in onda. E dunque urlava, soprattutto alla Sonia, cose del tipo: “Scapa che se ‘l te ciapa ‘l te cópa”, ma era nei momenti topici che dava il massimo urlando al seduttore: “Porco d’en porco, lazaróm, te se ‘n farabuto!” e, strillando, minacciava: “Aspeta mi che te taio i zebedèi”. Quelli di sotto, minori compresi, e i vicini d’appartamento tutto sentivano e, bonariamente, di solito approvavano quei dialoghi arricchiti e resi irresistibili da un personaggio aggiunto che partecipava all’azione. In fondo l’ora della telenovela con la Bepina era diventata un’attrazione e qualche perditempo amava sostare, in quelle ore calde d’atmosfera e piene di passione, sotto le finestre spalancate della Bepina. Che, non avendo ben presente le regole del mondo reale e quelle della tivù, viveva la sua seconda vita di certo più appassionata di quella riservata ad una anziana sola. E, paladina della Sonia Braga e delle altre belle brasiliane insidiate, provava lei stessa passioni e amori: vecchiaia e dolori non esistevano e la Bepina tornava ad essere quello che era stata una volta, una ragazza vivace, forse dalla vita degna di una telenovela.
Vittorio Colombo

 



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