Escono dal ristorante che sono già mezzi alticci, lei che non smette di ridere e lui che le tiene la mano quasi sul posteriore.
Nemmeno stanno a guardare se la porta si chiude e sono già all'angolo della via.
Imma rassetta il tavolo, spray igienizzante e ogni cautela, ma appeso ad una sedia trova uno zainetto nero.
Me lo consegna, l'aria di chi non sa cosa fare.
"Sai, in tempi ordinari non ci sarebbe stato nemmeno il problema, ma oggi con questo Covid... dal parrucchiere mi fan mettere la borsa in una busta, questa è una borsa - non ci sono buste e io che faccio?"
"Non preoccuparti, Imma." - la tranquillizzo perché ormai anche lei ha una certa età. "Li chiamiamo. Ho il loro numero di telefono sul registro ospiti."
Prendo il cellulare e compongo il numero.
Due squilli, tre squilli e poi parte la segreteria.
Imma mi guarda di nuovo preoccupata poi indica lo zainetto.
"Sarà mica a squillare qui dentro e noi non lo sentiamo?"
"Speriamo di no." - le rispondo, riprovando a comporre il numero e rileggendo la prenotazione.
Mario Rossi, due pax, ore 20.
Due squilli, tre squilli e Mario Rossi risponde.
"Pronto?"
"Il signor Rossi?" - chiedo, sentendomi un filo sollevata.
"No... ha sbagliato numero..." - sottofondo di risate di lei.
"E' sicuro? Non è il Mario Rossi che ha cenato poco fa al Ristorante?"
"No... Ah ah... aspetta, aspetta, forse sì. È vero, avevo detto Mario Rossi..."
Livello mentale: scuola materna.
Reprimo la voglia di riattaccargli sul grugno e di gettare lo zainetto nell'indifferenziato.
"Guardi, qui c'è la borsa che avete dimenticato poco fa. Se vuole venire a ritirarla..."
"Ah, cavolo! La borsa! Certo, arrivo, arrivo..."
Però - obiettivamente - tutti quelli che dicevano che la pandemia ci avrebbe reso migliori secondo me erano fuori strada.
Non dico che ci stia rendendo peggiori, quello no, però sicuramente non ci sta rendendo buoni samaritani quindi...
"Però a questo punto c'è un problema..." - parlo lentamente, in modo che mi ascolti bene nonostante i fumi dell'alcol.
"Quale problema?!"
"Lei mi ha dato un nome che non è il suo... Questa borsa appartiene al signor Mario Rossi..."
Sento l'agitazione dall'altra parte.
"Le ho dato il mio cellulare, il numero è quello vero!"
"Non discuto, ma i dati personali sulla scheda sono incompleti."
"Se le davo nome e cognome poi che ci faceva, lei? Mi vendeva il Folletto? Mi mandava pubblicità? Non voglio rotture di ..."
Lei gli prende il telefono dalle mani.
"Scusa... scusa, è un po' ubriaco. Mi chiamo Angelica Monti, lo zainetto è mio - ti porto la carta d'identità, se vuoi..."
Sospiro.
"D'accordo, vi aspetto."
"Grazie..."
Passano dieci minuti ed entra solo lei, Angelica. Ha la carta d'identità in mano.
"Non mi serve, tieniti la borsa e non fatelo più."
Lei si passa la mano sui capelli, la mascherina le si sposta un po'.
"Lui non capisce, non si rende conto che non è uno scherzo." - lo giustifica maldestra.
"Immagino".
"Anche voi avete le vostre grane, a volte non ci pensiamo..."
"Questo lo vedo."
"Allora ciao... grazie per aver chiamato."
"Ciao. Buona notte".
"Buona notte, era tutto buonissimo."
Spengo le luci, mi siedo su di uno sgabello.
Vent'anni fa quando prenotavo in pizzeria ero la signora "Da Vinci", come Leonardo.
Non si può più fare.
Non è uno scherzo, non si scherza più.
Magari, un domani... chissà.
Nina Roberta Bianchin