Alzarsi la mattina presto non è mai stato il mio forte.
Se poi piove ,peggioriamo la faccenda e rasentiamo l'autolesionismo al suono della sveglia.
Lei dorme ancora... la guardo respirare leggera, i capelli annodati e schiacciati sul cuscino,
le labbra socchiuse che di lì a pochi minuti berranno il caffè che le porterò a letto -doppio
zucchero perché altrimenti non si sveglia , con qualche carezza perché di più non si può,
coi tempi stretti che abbiamo.
Quellogrande e Quellopiccolo di lì a poco si sveglieranno e partirà la giornata, con quel motore bene
oliato grazie alla benedetta routine predicata da tanti pediatri e
maledetta da altrettanti sognatori che ancora non hanno capito che,semmai,non è la routine
ad ammazzare i rapporti ma la stupidità del genere umano.
Una doccia veloce, poi mi carico Quellogrande in macchina e in una decina di minuti siamo davanti a scuola.
Quello che normalmente è un panorama variegato fatto di mamme col suv e mamme col velo, nonni
coi pantaloni di fustagno e padri in giacca e cravatta che allacciano grembiulini, oggi si trasforma in una
pantagruelica adunanza di ombrelli colorati che coprono le spalle di tutti noi – che diventiamo improvvisamente uguali.
Forse persino un po'troppo uguali... Nella massa di teste e colori intravedo la bidella che accompagna i
bambini all'entrata e d'accordo che al mattino non sono un prodigio di dinamismo psicofisico,ma a me sembra di non averla mai vista prima.
"Quellogrande... ma quella bidella è una new entry? Mica l'ho mai vista,io..."
Mentre apre la bocca per rispondermi, il ragazzino lascia la mia mano troppo in fretta e un paio di ombrelli si frappongono tra noi in un delirio di gocce di piogga e puzzo di Big Babol (ma non era stato bandito dalla costituzione di Ginevra ?).
La nuova bidella mi viene incontro con un altro ragazzino.
"No,guardi,il mio è quello con la giacca rossa..." -nel mentre,fortunatamente, Quellogrande ci raggiunge per fare le dovute presentazioni.
"Papá,questa è la Marta, la nuova bidella..."
"Ah,eccolo il papà..." -la bidella Marta sorride- "...in effetti,vi assomigliate come due gocce d'acqua!"
Ed eccola qui,la deflagrazione silenziosa di cui tutti gli amici mi avevano avvisato quando ho deciso di sposarmi una donna con figli altrui.
"Vedrai,saranno cazzi...dovrai affrontare una marea di beghe,dare spiegazioni a un sacco di gente..." (tralascio il resto, a base di "ma chi te lo fa fare" e "goditi la vita,poi pensa a fare dei figli tuoi")
Per un attimo resto spiazzato, apro e chiudo la bocca come un pesce gatto e divento rosso come un gambero.
"Eh? N...no, veramente noi... io non... lui..."
E poi mi guardo da fuori, e finalmente mi vedo:sto stringendo la mano di un bimbo che mi chiama papà.
Stamattina,come centinaia di altre mattine,l'ho svegliato e gli ho preparato la colazione. Gli ho messo la giacca a vento chiudendola bene sul collo,che quando è umido è un attimo ammalarsi e lui soffre di placche.
In macchina abbiamo parlato di treni e di linee ferroviarie del futuro, con una curiosa digressione su come sia la cacca dei coccodrilli, e poi abbiamo programmato di vederci un film di cow boy – se dovesse continuare a piovere nel weekend, e nel caso contrario di correre a fotografare l'arcobaleno che sarebbe arrivato dopo la pioggia.
Suo padre (che molti direbbero "quello vero") non lo vede da mesi. Ci sarebbero molte cose da dire, a tale proposito, ma mi devo limitare ai dati oggettivi della situazione: vede l'individuo in questione un paio di volte l'anno, e tutto il resto del tempo rimane a me. Che solo ieri sera gli ho fatto vedere un video su youtube in cui dei tizi si incendiavano le scoregge (ottenendo una serie di applausi di ovazione che manco avessi cantato personalmente l'intero Nabucco) e l'ho messo a letto leggendogli uno stralcio interessante di "Dal Big Bang ai buchi neri" e di "Indovina quanto bene ti voglio".
Insomma, sono lì che apro e chiudo la bocca perché non so come dirlo, che non sono poi il suo vero padre, quando Quellogrande sistema tutto con una sola frase: "Sì,bidella, è lui il mio papà : quello vero!"
Ed è a quel punto allora che tutti quei piedi bagnati di pioggia, le galosce scricchiolanti,gli ombrelli che mi grondano sulla giacca nuova, gli strilli urli parolacce e capricci, l'odore del refettorio che già cuoce la stessa roba puzzolente di trent'anni fa, tutto quello che mi circonda grida forte sopra a tutto il resto una sola cosa: sono suo padre, quello che lo cresce ogni giorno e che ogni giorno cresce con lui e che è e sempre sará "quello vero". Al di là di ogni definizione e di ogni preconcetto.
Al di sopra di tutto questo, come un arcobaleno.
Roberta Nina Bianchin - autrice, sul web www.robertaninabianchin.it ma anche www.robertaninabianchin.com