Paul, il primo soldato USA entrato a Riva il 30 aprile 1945

Si chiamava Paul Fagergren ed era americano. Venne a Riva ai primi di febbraio del 1967. A dire il vero non era la prima volta: a Riva c’era già stato ventidue anni prima, il lunedì 30 aprile del 1945. Allora le prime pattuglie della Vª Armata americana, liberata Torbole, marciavano verso Riva. I Tedeschi, incalzati anche dai partigiani, in rotta disordinata cercavano scampo dirigendosi verso il Brennero. Furono proprio a Riva gli ultimi fuochi per le milizie di Hitler: la battaglia per la Liberazione, iniziata mercoledì 25 aprile, si concluse martedì primo maggio. Lunedì 30 aprile fu la giornata decisiva. Alle prime luci del mattino un soldato americano avanzò in avanscoperta. Paul era un “mountainer” della decima Divisione di Montagna della Vª Armata. Percorse viale Rovereto e, arrivato alle porte di Riva, pensò di nascondersi sotto il ponte del torrente Varone. Appena in tempo. Dei mezzi tedeschi, abbandonata la postazione di porto San Nicolò, percorrevano viale Rovereto per raggiungere il centro per poi dirigersi a nord.
Il soldato americano si rannicchiò in un pertugio. Si calò l’elmetto sugli occhi e tenne stretto al petto il fucile. Il piccolo ponte sopra la sua testa strideva per il passaggio dei camion. Attese che anche l’ultimo mezzo fosse transitato e uscì dal nascondiglio. Erano le undici del mattino. Via libera. Alla sua sinistra gli alberi del Lido, a destra il fabbricato dell’hotel Liberty. Avanzò con cautela: c’era il rischio che, scambiato per un nemico, venisse falciato da una raffica di mitra dei partigiani. Paul nel frattempo venne raggiunto da una decina di “mountainers”. Il gruppo avanzò fino a piazza Garibaldi senza incontrare resistenza. Si sentivano, in altre parti della città, gli ultimi colpi di mitraglia. Verso le 11.30 anche il passaggio dei mezzi tedeschi sui viali diminuì e poi si arrestò.
La gente sporse la tesa dai portoni per vedere, per sentire: “Vègnei? I vèi!”. A mezzogiorno le strade erano deserte, piazza Cavour, via Mazzini, vuote. Arrivarono altre pattuglie di Americani. Venne loro assicurato che nella città vecchia non c’erano più truppe tedesche. Allora decisero di proseguire verso nord. Erano le 12 e 10 di quel lunedì 30 aprile. Chi li precedeva faticava a convincere la gente festante a non uscire in strada. Gli Americani per via Mazzini e porta San Michele proseguirono lungo viale Roma. Altre pattuglie sopraggiunsero da viale Carducci, Alle 12.20 i mountainers arrivarono all’Inviolata, dove sostarono un po’ e quindi si diressero verso Arco. La guerra era passata.
Paul Fagergren nel Dopoguerra non dimenticò quel giorno di fine aprile. Volle così tornare per rivedere i posti della sua avventura e per incontrare persone che aveva conosciuto ventidue anni prima e con le quali si era mantenuto in contatto. Con alcuni Rivani, tra i quali il pittore Achille Dal Lago, tornò nei pressi del ponte sul Varone, sotto il quale aveva trovato rifugio. Paul raccontò la sua avventura e quella dei suoi compagni. Per gli amici lui era il “Gary Cooper del mezzogiorno rivano di fuoco”.
Vittorio Colombo
(Nella foto: disegno di Mario Matteotti, testimone di quei fatti, e nel riquadro Paul Fagergren con Achille Dal Lago nel 1973 a Riva)