I’m blue
Mamma, cosa vuol dire “essere blu”?
Sorrido mentre gli passo una mano tra i capelli, che sento setosi e caldi dei primi raggi di sole di questa primavera che stenta ad avviarsi.
“Vuol dire, amore, essere un pochino giù… almeno, gli inglesi sono abituati a dire proprio che essere “blue” corrisponda all’essere tristi”.
“Davvero? Starai scherzando!”
“Per niente. Perché, ti sembra una cosa strana?”
Matteo sorride. Li avesse tutti, sarebbe un sorriso a trentadue denti – ma ha nove anni e da quella meta è ancora lontano.
“Mi sembra semplicemente assurdo! I colori non possono essere usati per indicare la tristezza… che brutto modo di vedere la vita!”
Lo abbraccio forte, sento il suo petto da torello e la sua voglia di scalpitare come un puledro trattenuta a stento dalle scarpe da ginnastica.
“È solo un modo di dire… del resto, anche noi quando abbiamo una brutta giornata diciamo che è stata nera, non ti sembra?”
Riflette un attimo, poi salta sul suo masso preferito – lungo la via che porta al castello – e mi guarda dall’alto in basso.
“Vero. Però il blu è anche il mio colore preferito. È il colore del cielo. Del mare. Di quelle pietre preziose, come si chiamano…?”
“I topazi?”
“Ecco. È un colore bellissimo, il blu. Non si può non amarlo. E comunque nessun colore, secondo me, è brutto”.
“Vieni qui, fatti abbracciare.”
“Non sei d’accordo, mamma?”
“Sì, sono d’accordo, piccolo. Tutti i colori sono belli.”
“I colori sono ciò che rende bella la vita.”
“È vero.”
“Qual è il tuo colore preferito, mamma?”
E io lo guardo. Guardo i suoi occhi grandi, ne ha uno verde e uno marrone.
Il mio colore preferito è dunque il verde e il marrone dei suoi occhi pieni di fiducia nel futuro e nella vita.
“Direi il colore dei tuoi occhi.” gliela butto lì. Lui ride. Rincaro. “E il colore delle tue guance quando torni a casa affannato dopo una giornata di bicicletta…”
“Il rosso, quindi!”
“Esatto. E il colore della tua copertina preferita, quella con le stelline.”
“L’azzurro!”
“Proprio. E, ancora, il colore del primo vestitino che ti ho comprato quando sei venuto al mondo…”
“Che colore era, mamma?”
“Viola! Perché mi piaceva tanto e ti stava proprio bene.”
“Oh, io amo il viola. È il colore dei fiori e dell’ultima parte dell’arcobaleno!”
“Non lo sapevo. E sai quale colore amo, ancora? Quello dell’erba quando insieme a tuo fratello vi ci rotolate giocando come due caprette…”
“Ahahahah, quanto ci piace…”
“Sai cosa? Amo persino il colore delle tue manine, dopo che hai giocato una giornata intera fuori casa!”
“Ma… che colore sono?”
“Nere! Corri a lavarti, adesso, che è ora di rientrare!”
“Prima fammi raccogliere un sasso.”
La sera, dopo averlo messo a nanna, ho trovato sul comodino una pietra disegnata da lui.
Sul retro del disegno (un po’ di cielo, un po’ di erba e un cuoricino rosso) c’è una scritta.
“Matteo B., 9 anni. Amo il mondo (e il colore blu)”.