Il “Nautilus” rivano per esplorare il fondo del Garda
A Riva abbiamo perfino il Nautilus. Non è avveniristico come il Nautilus di capitan Nemo di “Ventimila leghe sotto i Mari”, romanzo di Jules Verne e film che ci ha fatto sognare all’Oratorio. Ma è giusto si sappia che anche Riva ha il suo prototipo di Nautilus, un “coso” per andare sott’acqua e muoversi sul fondo del lago a profondità non eccelse. Questa è, dunque, la nostra storia.
Un fortunale aveva mandato a fondo diverse barche. C’era la necessità di esplorare alcune zone del fondo stesso. Se ne parla alla Fraglia della Vela e al Gruppo Sommozzatori. Ed è qui che entra in campo Vittorio Zanella, metalmeccanico, subacqueo e velista per passione, un “geniaccio” con tanti progetti per la testa. Vittorio butta lì un’idea che ben presto inizia a realizzare nella sua officina di Arco: una sorta di aeroplano subacqueo, con tanto di ali, deriva e timoni di profondità. Trainato da un gommone, avrebbe consentito ad un “sub” sistemato a bordo una ricerca a largo raggio sui fondali.
L’apparecchio, un telaio d’acciaio ricoperto di fibra di vetro, era dotato di una cloche del tipo aeronautico, che avrebbe consentito l’azionamento degli alettoni e del timone, di un cupolino di plexiglas dentro il quale l’operatore con “bibombola” sarebbe rimasto sdraiato al posto di guida. Il prototipo è pronto, ma l’inventore si rompe una gamba e non può scendere in acqua. Si fa avanti l’amico Giancarlo Angelini, giornalista e subacqueo scomparso da poco e al quale va il nostro affettuoso ricordo. Aldo “Tajóm” Tavernini scuote la testa e chiede: “Ma ‘n dó né con quel trabìcol?”. Sulla spiaggia “dei Pini” si mette in acqua il Nautilus che, trainato da un gommone con al timone il Vittorio, inizia ad inabissarsi. Nei primi metri di discesa Giancarlo manovra il timone che risponde bene, ma quando verso i meno 10 metri il pilota prova il cambiamento di quota non accade nulla. Tira la cloche, ma il Nautilus continua a scendere a picco. La situazione di fa seria. Si mandano le boe in superficie per segnalare l’emergenza, ma il Nautilus continua ad andar giù. A meno 25 metri Giancarlo esce dal cupolino e risale in superficie. Lo recuperano. Si fa un summit per capire. Vittorio ha delle idee per sistemare le cose. Il Nautilus viene riportato nella sede dei Sommozzatori, ma l’ideatore è troppo pieno di lavoro e di altri progetti per la testa. Il marchingegno è strano e particolare, sembra uscito da un disegno di Leonardo Da Vinci, una vera macchina fantastica. Un bel giorno si decide di issarlo sul soffitto del Gruppo sommozzatori che si trova nel fortino di porto San Nicolò. Ed è ancora li, da anni ormai è diventato un elemento irrinunciabile dei sommozzatori. La storia è entrata a buon diritto nelle memorie dei sub rivani. Un vero peccato! Per poco è fallito il sogno di dotare il parco nautico locale di una meraviglia funzionante e sarebbe stato bello andare a zonzo sul fondo del lago con un Nautilus autenticamente rivano.
Vittorio Colombo