Il carrettino dei gelati di Antonio De Pellegrin negli anni ’60 e ’70 batteva Brolio e lungolago. Era una presenza attesa e amata da schiere di bambini, da famiglie e turisti. La bici faceva sognare con quella prua che sporgeva sul davanti. Un incrocio tra una bicicletta e un pezzo di barca. Prometteva delizie conservate dalla miscela di sale e ghiaccio. Lui, l’Antonio, era venerato perché custodiva il gelato nel regno della fantasia. Un vero signore da "Libro delle favole": capelli neri alla Rodolfo Valentino, camicia bianca come panna di latte e l’affettuosa serietà con la quale, davanti a piccole bocche spalancate, celebrava il sacro rito. Bisognava dire la formula magica: “Due palline, fragola e limone” e zac, l’Uomo dei Gelati apriva uno degli oblò ed era attesa. Finché non riappariva dall’immersione la mano che manovrava il cucchiaio a pinza. E il cono di biscotto, con tanto di palline colorate, finalmente arrivava a destinazione. Sapori che senti ancora in bocca, nonostante il tempo e, quando vedi i luoghi, piazza Catena con la torre Apponale a far da guardia, ti aspetti di rivivere l’avventura. Poi, con il carrettino itinerante, ecco la casetta delle fate golose: il chiosco De Pellegrin al Brolio. Goduria il gelato gustato sulle panchine del Brolio, alberoni e brezza da lago.
Le cose preziose vengono da lontano: nel 1903 Ermenegildo aprì due gelaterie a Vienna per poi proseguire a Riva. Il figlio Antonio, classe 1923, subentrato al padre nel ‘66: carrettino, chiosco al Brolio e poi anche il laboratorio in viale Vannetti (anni 84-85) con la moglie Anna e i figli Morena e Fulvio. Dall’86 al 97 l’attività prosegue in viale Carducci, sempre gestita dai genitori e dai figli Morena e Fulvio. In anni più recenti il terzo figlio Giorgio ha gestito gelaterie in viale Dante e viale Rovereto mentre ora ha attività in Baviera. E tu? Ogni volta che ti godi un gelato rivedi quel carrettino. E pensi che anche al Lucio Battisti, passando così per sfizio dal Brolio, gli sia scappato di cantare: “Il carretto passava e quell’uomo gridava: gelatiii”.
Vittorio Colombo