Il Benedetto e la maiala che… credeva di essere un cane
Un bel giorno il Benedetto, in cerca di oleandri, va con il figlio più piccolo a Valeggio sul Mincio. Un amico lo porta in un capannone pieno di maiali di ogni dimensione e colore, prende una maialina per la coda e gliela mette in braccio dicendogli: “Te la regalo”. È proprio bella, grossa come un bottiglione da due litri, con le orecchie dritte e il codino a forma di cavaturaccioli.
C’è però il problema del trasporto. Sul cassone del furgone no, perché non la si può bloccare. Idea: in cabina. Si va così con la maialetta in mezzo. Gardesana tutta curve con la maiala sballottata addosso al guidatore e al figlio. Fa i suoi bisogni, piccoli e grandi, che sembra di essere nel “gabiòt del porzèl”.
Caso vuole che sia il compleanno della figlia sedicenne. Una maialina è un bel regalo. Arrivati a destinazione, il vivaio del Brione che il Benedetto gestisce con la famiglia, consegna il regalo, compreso di puzza e tutto il resto. La figlia esulta per la gioia. E battezza il suo dono: “Maremamaiala”, per gli amici “Mery” o “Maric”.
La famiglia va al mare, all’isola d’Elba. La creatura viene presa in carico dal fratello del Benedetto. Dopo quindici giorni il ritorno a casa. La scena è questa: il fratello gira per il vivaio, seguito dal cane lupo e dalla maiala. Succede che il trio, in fila indiana, si sposta in formazione tutto il giorno. Così i clienti scelgono le piante e ammirano la scena. Il comportamento di Maremamaiala, detta Mery, non lascia dubbi: crede di essere un cane. Finisce per girare anche in cucina, visto che al cane è concesso.
Ma non tutto va liscio. Il Benedetto sente la madre imprecare: “Porca maiala!”. Entrata nell’orto della genitrice, la pseudo-cagna se lo è mangiato tutto, verdure emerse, carote e ravanelli scavati. Effetto ruspa o alluvione. Viene rinchiusa in un “casotto”. Ci vuole ben altro. Si mangia le assi e ri-distrugge l’orto. La mamma vuole farle la festa. La rinchiudono così in una gabbia di tondini da otto con pavimento di cemento.
La maiala diventa un’attrazione, Arrivano le compagne del Liceo della figlia, famiglie intere, i bimbi dell’asilo. Lei lievita a un quintale e mezzo e il Benedetto pensa che è ora di farne salami. Il fratello, però, si oppone duro. Passa così il tempo. La maiala invecchia. Almeno che serva a qualcosa! Un cugino allora provvede a farla ingravidare artificialmente. Nascono così dieci porcellini, di tutti i colori, con le orecchie a sventola e il codino a cavatappi. La fama è stellare. Arrivano visitatori anche da regioni lontane. L’età però avanza. Maremamaiala diventa pesante: tre quintali e mezzo. Non ce la fa più ad alzarsi. Così, tutte le mattine, il fratello la aiuta per la colazione nella gabbia. Le fa poi da badante tutto il giorno. Il Benedetto gongola: “Ne farò delle saponette profumate. Sarà Tintura Madre, con erbe aromatiche, odori, profumi di piante e grasso della Mery”.
Una brutta mattina Maremamaiala ha un coccolone e stramazza. Il veterinario dice: “Morte naturale”. Ma di farne saponette non se ne parla proprio. Il veterinario, cinquanta euro, la fa portare via; centocinquanta per il camion. “E mi, por Barba – dice sconsolato Benedetto – sóm restà con en pugn de mosche ‘n mam”.
Questa la storia di Maremamaiala. Straordinaria, andrebbe letta tutta in dialetto come il Benedetto Omezzolli, vera autorità nel campo di erbe, alberi e tutto quanto fa vivaio e uomo di saggia ironia, ha affidato alle pagine di un esilarante libretto destinato a familiari e amici. Troppo bella la storia della maiala, saga picaresca che parla di un mondo nel quale uomini e animali fanno parte, con pari dignità, di un Creato fantastico.
Il libretto si chiama “Storie sgangherade, vissùe ala fim del Novezento e ai primi del Domili, per nó desmentegàr el dialet rivam”.
Per me il titolo giusto è però: “La mia famiglia e altri animali”. C’è poi la storia del cavallo che, se fate i bravi, rilancerò. Benedetto sia l’autore.
Vittorio Colombo