Ciao, Giuseppe

Rubrica30/06/20234min
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Tutte le settimane arrivavi in classe con qualche accessorio diverso che inevitabilmente attirava l'attenzione di tutti.
Un calzino giallo fosforescente, una sciarpina con gli strass... una volta un basco verde con le stelle...
Non che le attenzioni di cui sopra fossero tutte positive, intendiamoci... in una classe come quella in cui eravate c'era indubbiamente una certa vivacità da cui saltavano fuori anche quelli che ti prendevano in giro. Sai, Giuseppe, ti ho sempre invidiato un sacco per il modo in cui li ignoravi.
Non era un meccanismo di difesa, il tuo. Era semplicemente un'eleganza innata, una superiorità rinforzata da quei colori sgargianti sul tuo corpo da elfo.
Alcuni ti sfottevano, altri però - quando cominciavi a parlare di musica o di cinema - cominciavano a tacere e finivano a starti ad ascoltare con la bocca aperta, pronti a non perdere nemmeno un minuto della piccola star che eri.
L'ultimo ricordo che ho di te, Giuseppe, è dell'ultimo giorno di scuola.
Ero entrata in classe e come al solito avevo appoggiato la borsa alla cattedra, poi mi ci ero seduta sopra - tanto voi eravate abituati.
"Questo è l'ultimo giorno..." - avevo detto con la voce che mi tremava un pochino. "Siete pronti ad uscire di qui diplomati?"
Tutti avevano ridacchiato, bofonchiato qualcosa, alcuni avevano ignorato la questione ed altri invece mi avevano espresso la loro felicità di aver finito finalmente una fase della loro vita non particolarmente facile.
Tu, invece, ti eri alzato dal banco con una delle tue piroette ed eri venuto a sederti accanto a me - sulla cattedra.
Mi avevi guardato in faccia e poi mi avevi detto "Prof, sarà l'ultimo giorno o chissà cos'altro, ma oggi glielo devo proprio dire: è davvero luminosa, radiosa, splendente! Che cos'è?? Cosa ci nasconde?"
Ti avevo mandato al banco e avevo cominciato la mia lezione, l'ultima.
"Taci, cialtrone. Torna al posto tuo e cominciamo."
E non ti avevo più detto niente.
Ti ho lasciato andare, vi ho lasciato andare e non vi ho rivisti più.
Sono passati dieci anni, Giuseppe, e se potessi incontrarti oggi - forse sei diventato una stella della danza classica, o un fighissimo ballerino di danza moderna, o un rapper famoso, o chissà cos'altro volete diventare voi diciottenni - se solo avessi la fortuna di incrociarti di nuovo oggi te lo potrei dire, che cos'era quella luce. Quella "radiosità".
Sta per compiere dodici anni, Giuseppe. E a volte gli ho parlato di te.

Roberta Nina Bianchin - autrice, sul web www.robertaninabianchin.it

 

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