Botte da orbi tra Benacense e Olivo, cortei pazzi a Riva e Arco
Tra Riva e Arco, dal dopoguerra ai Sessanta, si combatterono terribili guerre. Il calcio era il pretesto ma la miccia era la storica rivalità tra le due città. Le sfide tra Benacense e Olivo conobbero di tutto. Invasioni di campo, botte, spedizioni punitive.
L’apoteosi si ebbe con la partita del Trofeo Regione, era il 22 dicembre 1956. Si gioca ad Arco. Un calcione stende per una decina di minuti il portiere rivano Santorum. I tifosi rivani insorgono: “Si ritiri la squadra per evitare un massacro”. Il caposezione Mario Rigatti: ”Si resiste”.
Secondo tempo: al 20’ Richetto Carloni, ala sinistra, viene “scontrato” dal portiere arcense. Esce in barella, finisce all’ospedale. L’arbitro, Germano di Bolzano, va nel pallone. Espelle gli arcensi Vivori e Viola per uso dei piedi come armi improprie. Viola, che non è del tipo “mammola” va verso gli spogliatoi, poi cambia idea. Torna, corre verso l’arbitro e gli zompa addosso. Un bordello. Ammucchiata feroce dei giocatori in campo, sugli spalti rivani e arcensi se le suonano di santa ragione. All’ombra del Castello sono botte da orbi. L’arbitro, occhio nero, fischia la fine del match al 32’. Corre a razzo negli spogliatoi protetto, si fa per dire, dalla forza pubblica.
Nei bar delle due città non si parla d’altro. Monta la rabbia stracittadina. La Benacense annuncia il ritiro del carro dal Gran Carnevale. A Trento però l’assessore arcense Italo Samuelli e il consigliere rivano Giuseppe Gelpi firmano una strana pace. Così il 7 febbraio un corteo arcense scende dall’Inviolata e, da porta S. Michele, raggiunge piazza Erbe. Apre la banda di Bolognano, seguono araldi a cavallo e il presidente Roberto Pincelli. Piazza delle Erbe è gremita come non mai. Squilli di tromba e Mario Segantini lancia la sfida. Dal terrazzo sopra la libreria Tomasoni Livio Nicolao, con pergamena, legge il proclama vergato, in latino maccheronico, da Arrigo Dal Lago. Sentenzia l’accettazione della sfida e il veto tolto al carnevale arcense. Alla Casina delle Magnolie si firma la sfida con ettolitri di rosso. Tutti quindi in corteo ad Arco per la partita di ritorno. Dal terrazzo di palazzo Giuliani in piazza Tre Novembre si replica quanto andato in scena poco prima a Riva.
Tregua armata ma settant’anni dopo Riva e Arco, ancora e sempre, cane e gatto.
Vittorio Colombo