Ari, il cane sulla tomba del padrone

Si chiamava Ari, era un bastardino speciale. Aveva un’anima, un qualcosa di sublime che, senza scomodare sofismi teologici, ci piace immaginare come un soffio misterioso fatto di sentimenti e, perché no, di un’intelligenza particolare. Qualcosa che va oltre a quello che i nostri poveri sensi sanno cogliere. La sua storia ci porta al maggio del 1996. Ed è proprio allora che Ari suscitò commozione e stupore perché, subito dopo la scomparsa del padrone, prese a frequentare la sua tomba al cimitero di Massone di Arco. Se ne stava sdraiato per ore sul cumulo di terra che segnalava la sepoltura. Andava così, poi tornava e il pietoso rito si ripeteva. Fabio Galas scattò la foto che pubblichiamo e il caso di Ari finì sui giornali. Non ho molti altri ricordi di quel fatto. Ad altri forse torneranno alla memoria particolari degni di nota.
Nel maggio del 2019 se ne andò Nicoletta, una cagnolina di 10 anni. Per dieci anni vegliò sulla tomba del padrone nel cimitero di Ponza sull’isola di Ischia.
Il cane Capitàn in Argentina per 11 anni si recò, ogni giorno, sulla tomba del suo padrone, ma i casi sono infiniti come si può verificare in Internet.
Nel 2009 uscì il film “Hachiko-il tuo migliore amico”, tratto da una storia vera. Per dieci anni il cane, razza Akita, andò alla stazione dei treni ad attendere l’arrivo del padrone scomparso, interpretato da Richard Gere.
Il fatto di Massone mi è tornato alla mente per associazione d’idee sentendo, in questi tragici giorni segnati dal flagello del virus, commenti, tra infinito dolore e impotenza, del tipo “È straziante, è morto da solo, senza neanche un cane a dargli conforto”. Ma se la pietà per la morte di una persona, in simili condizioni è una tragedia immane, ci può essere un posticino nel cuore anche per la sorte dei nostri amici, cani e gatti, molti dei quali vengono oggi abbandonati per assurdi pregiudizi. Ci danno conforto ed affetto, senza nulla chiedere. E ci parlano. Guardali negli occhi e ascoltali con il cuore.
Vittorio Colombo