Utili, per molti assolutamente necessari, ma differenti l'uno dall'altro a seconda di molte variabili e per questo apprezzabili in diversa misura.
Per quello che mi riguarda, temo di sentirmi sempre più spesso come uno di quegli occhiali grossi, di bachelite, che sono tanto confortevoli soprattutto d'inverno - quando a differenza di quelli di metallo, che sono sempre gelidi sulle tempie, si scaldano col tepore del viso e dopo poco non ti sembra nemmeno siano un oggetto piuttosto che una parte di te.
Tutto bello, però fino a qui. Fino al momento in cui ti rendi conto che i suddetti occhiali, nella loro finitura anni settanta, pesano sul nasello e ti segnano come manco le stigmate.
Ed allora è lì che si incomincia a vedere la difficoltà: sai che ti servono, che senza non vedresti un tubo, ma ti fanno un fastidio becco e se potessi li lanceresti dalla finestra - loro, la bachelite e il design comfort.
All'improvviso pensi a quei modelli in metallo, quelli che con due viti e una pinzetta ti tengono su due lenti in carbonio antiriflesso e antigraffio che paiono testate alla NASA e la cui formula è depositata nell'area 51: pensi a quegli affaretti striminziti e niente, ti ritrovi ad ammettere che li vorresti - proprio in questo momento in cui sul tuo naso ti pare si sia appoggiato l'elefante degli Orfei e la baracca tutta, e nonostante il fastidio stia velocemente virando verso il doloretto sciue' sciue' dell'ultima ora, ti senti pure in colpa perché chi abbandonerebbe la tranquilla carezza di un confortevole modello retro' in calda e liscia bachelite tartarugata per prendere una roba che Robocop manco...
Che tu sia un occhiale tecnologico o che tu sia un occhiale tenuto su con lo scotch, l'importante alla fine direi che è trovare chi è in grado di apprezzarti sempre.
Il massimo, poi, è sempre stare addosso a chi riconosce i tuoi difetti, eppure nel contempo li apprezza - nonostante il peso innegabile che hanno.