Il piccolo delinquente evase dalla “Colonia Penale” di Locca

Vittorio Colombo24/01/20215min
locca.colonia

Era estate e il lago era mio. Al porto S. Nicolò, tutto il giorno a tuffi e lazzi. Avrò avuto sette o otto anni. Un giorno i miei mi dicono: “Un po’ di montagna ti farà bene”.
Dove? Colonia di Locca. Mai sentita. Mi sono chiuso in camera. Ho gridato: “Incendio la casa”. Niente. I miei giù a parlarmi della Colonia del Mulino Bianco, bimbi con i boccoli, maestre Fate Turchine.
Portato di peso in piazza Cavour. Raduno alle Acli. I compagni dai riccioli d’oro? Ceffi da paura, sono i tagliagole delle bande di S. Rocco e del Marocco. Terrore dei pomeriggi all’Oratorio. Segnati, anche nella scorza, dalle sassaiole.

È venerdì, giorno di Passione. In corriera a strapiombo sulla Ponale. La tradotta arriva in Colonia. Appello. Sberle dall’assistente che strilla: ”Selvaggi, venite dallo zoo?”. Un ribelle si ribella: “Ahiaaa, sem marochèri del Marocco. Va in mona!”. E va a pulire i cessi.
Come pecore ci “parano” nel “refettorio”. Una sfilza di tavole tipo taverna dei pirati. È già ora di cena. Minestra per la truppa. Una brodaglia mai vista. La puzza di cavoli si taglia col coltello. Oscar se l’è fatta addosso. L’assistente “la Baffa” lo porta via. Chissà se lo rivedremo.
Sono le otto. Coprifuoco. La direttrice stilla: “Ora le preghierine. Chi sgarra prega in ginocchio”. Si, va beh. Avemaria così sia, Padrenostro con l’inchiostro.
Si va nella zona notte. Uno stanzone da ospedale addio alle armi. Ma prima le abluzioni. “Lavatevi il grép”. Fila ai lavandini, miasmi da ascelle selvagge, due gocce d’acqua dietro le orecchie, una bella grattata tra le gambe.
In canottiera e mutande. La kapò strilla: “In branda”, Si esegue. S’alza dai letti il coro ”Ricordi quelle sere, passate in camerata, con tutta la brigata, che non voleva dormir”. Nostalgia canaglia, lacrimucce. Oscuramento. Ressa per il bagno da minestra di fagioli. In un angolo c’è un separè. Dietro la tenda, su un lettino, langue una povera assistente. Una lucetta fa la trasparenza. “L’ho vista nuda” si sbrodolano il giorno dopo i capibanda.
Tralascio cose tipo l’alzabandiera, l’inno di Mameli, il bellissimo gioco del ruba fazzoletto. Vado dritto alla gita premio del sabato, al laghetto d’Ampola.
Si va a piedi, e sono chilometri. Quaranta gradi, in fila sotto il sole a picco. L’Ampola è un jungla di canne e sterpaglie, meglio della Purfina. Qualcuno si perde. Piedi nella melma, zanzare e bisce. Nel bel mezzo un ridente spiazzo. Le assistenti si eclissano a parlare di morosi.
Partita di calcio. Spunta un pallone. S. Rocco contro Marocco, una classica. Un massacro. Io per un po’ gioco in porta ma vengo minacciato perché prendo il pallone con le mani.
Se Dio vuole è domenica. C’è la visita parenti. I miei vengono su. Arrivano con la 600 multipla di un tizio che faceva il taxista abusivo perché la 1100 familiare di mio zio serviva per portare i conigli ai negozi. Corro incontro. Ho il copione pronto. Piango come una vigna. La mamma, lo sapevo, si impietosisce. Salto nella multipla con in braccio il borsone. Cercano di tirarmi fuori. Io scalcio come un mulo. Tutta la colonia assiste sconvolta.
La mamma, in ufficio, firma la scarcerazione. “Un asociale, un commediante, un piccolo delinquente!” dice la direttrice detta “Santa Inquisizione”. Parte la multipla. Dal finestrino boccacce agli ergastolani. All’Oratorio saranno vendette e dolori.
Il giorno dopo anche il sole se la ride. Zompo nelle acque del porto S. Nicolò come un capretto uscito vivo dalla Pasqua.
Tutte fantasie? Ma dai, chiedete un po’ in giro. Parola di Giovane Marmotta, questa è proprio la vera storia della mia evasione dalla Colonia Penale di Locca. Che poi anche Papillon copiò.
Vittorio Colombo

La Busa Vorremmo mostrarti le notifiche per restare aggiornato sulle ultime notizie.
Rifiuta
Consenti notifiche