Camping Maroadi, presentato ricorso al Presidente della Repubblica, ma il Comune si oppone

Gianluca Ricci21/01/20212min
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La complessa vicenda del presunto abuso realizzato presso il camping Maroadi si arricchisce di un nuovo capitolo: la proprietà ha infatti presentato ricorso al Presidente della Repubblica impugnando l’ingiunzione di rimessa in pristino e il diniego di sanatoria con cui il Comune di Arco aveva respinto la domanda. Secondo i legali dei protagonisti della vicenda, l’obbligo imposto ai proprietari dall’ente pubblico di rimettere a posto le cose com’erano prima dei lavori di ampliamento dell’immobile sito all’interno del campeggio di Linfano andrebbe considerato nullo per un difetto di specifica contestazione dell’abuso edilizio accertato. Allo stesso modo il no alla sanatoria con cui sistemare la questione sarebbe illegittimo per vizi di eccesso di potere, falsa applicazione e violazione di Legge. Tuttavia la Giunta comunale, ritenendo indispensabile definire il contenzioso con la proprietà quanto più velocemente possibile, ha deciso di avvalersi delle maggiori garanzie offerte dal ricorso giurisdizionale e per questo ha autorizzato il sindaco Alessandro Betta a opporsi al ricorso straordinario presentato dai proprietari dell’immobile. Una decisione presa all’unanimità dalla Giunta, anche se il primo cittadino si è allontanato dalla riunione prima che venisse affrontato l’argomento, visto che si tratta di persona interessata al provvedimento. Com’è noto, la vicenda da urbanistica è diventata in un secondo tempo giudiziaria, visto che per la deroga concessa al camping mentre in realtà i lavori erano già iniziati sono risultati indagati lo stesso sindaco, l’allora assessore all’urbanistica Stefano Miori, l’ex segretario comunale Rolando Mora e la dirigente Tiziana Mancabelli. Una situazione al momento paradossale, visto che il sindaco Betta che ha negato la sanatoria e imposto l’abbattimento contro cui i proprietari hanno presentato ricorso è lo stesso che dovrà rispondere in giudizio per la concessione della deroga “incriminata”.

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