Riva contro Malcesine, la guerra tra scheletro e teschio
Fu aspra guerra tra Malcesine e Riva del Garda. Successe nel 1955. Riva da tre anni era sui giornali di mezzo mondo. Da quando cioè Giacomo Vittone aveva sparato la genialata del fantasma della Rocca. Il Museo custodiva uno scheletro senza testa che la notte si scatenava spaccando tutto e seminando terrore. Vittone affrescò con una danza macabra di scheletri e fantasmi l’intera sala della Torre. Tanta notorietà suscitò l’invidia di Malcesine.
Nell’aprile del 1955, in un sotterraneo del Castello di Malcesine, spuntò un teschio. Lo scoprirono il presidente del Museo Pasquale Braghetta e il custode Pietro Borsatti. Nessun dubbio. Il teschio era dello scheletro di Riva. Il cranio di Malcesine venne posto su una tavola al pianterreno. Il mattino dopo non c’era più. Cerca che ti cerca eccolo davanti ad una porta chiusa. Le orbite vuote “guardavano” verso Riva. Borsatti lo portò al primo piano e lo chiuse in una teca di cristallo. Il mattino seguente l’irrequieto teschio era sotto una finestra, vista lago e Riva. Messaggio chiaro: il teschio voleva riunirsi alle sue ossa. I rivani passarono al contrattacco. Forti di un “Vai!” del consiglio comunale, intimarono ”Dateci il teschio, è nostro! Dopo la mannaia ha di certo galleggiato da Riva a Malcesine”. Ma dopo un drammatico consiglio comunale Malcesine dichiarò formalmente guerra: “A noi le ossa che vanno dove sta la testa. O bloccheremo la Gardesana!”.
Dalle parole ai fatti. Una delegazione rivana bussò alla porta del maniero di Malcesine. Nessuno aprì. Malcesine replicò con un summit di medium. Arrivano in quattro. L’orologio della torre batté mezzanotte. Il prof. Riccardo Arnò, Giampiero Bona e due adepti interrogarono il teschio. Arnò, teschio nella mano sinistra nella posa “Amleto” e penna nella destra scrisse parole in latino. Traduzione: “Lucio Paolo, nato a Malcesine e morto nel medesimo luogo nel 106 a.C: ucciso dagli uomini della Sarmazia nella difesa del paese (…) Tiberio imperatore, ho fatto il soldato a Malcesine. Vi saluto Lucio Paolo”.
I quattro medium si trasferirono in Rocca a Riva e, interrogarono lo scheletro che in buon italiano, rispose: “Non seccatemi con queste sciocchezze. Pensate ai fatti vostri”.
I quattro saggi dichiararono: “Il teschio di Malcesine nulla ha a che vedere con l’irascibile scheletro di Riva. E sentenziarono:”Ciascuno si tenga le proprie ossa!”. Finì così, con un arbitrato, l’incredibile guerra del teschio. Ma c’è chi giura che nelle notti di luna piena qualcosa corre sull’acqua dalla Rocca rivana al castello di Malcesine. Che sia uno stridor d’ossa?
Vittorio Colombo.
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