Arco, il falso Ufficiale Nato e la truffa alla Miramonti
Arco si sveglia, una bella mattina anni Sessanta, tappezzata di manifesti stelle e strisce. La bandiera americana è sui muri delle case e sugli alberi, quelli della città e, in gran numero, quelli che fiancheggiano la strada che porta in Velo.
Dio benedica l’America che ci manda un pezzo da novanta, un tipo brillante, parlantina sciolta che si presenta come ufficiale della Nato. Spara “Okay, okay” a raffica, dà pacche sulle spalle ed esibisce referenze, a suo dire, rilasciate dai religiosi di Brescia, proprietari della Colonia “Miramonti” in Velo. La Nato intende fare dell’edificio della Colonia un centro-vacanze per ufficiali. Autorevole e affabile batte la città. Ragazzi, che affare! Chi non ci sta perde un treno milionario. E, dalle parole, passa ai fatti. Muratori ed artigiani, accettato l’allettante incarico, iniziano i lavori di ristrutturazione dello stabile in Velo. Arco è in fibrillazione. Il suadente ufficiale batte la grancassa ed incassa. È gara tra quanti sottoscrivono forniture di ogni genere, anche per somme notevoli. Arrivano tra l’altro oggetti preziosi, vestiti e mobili per l’arredo del centro-vacanze.
Sul carisma di mister “Okay, okay” niente da dire. E neppure sulla sua genialità truffaldina. Amante della bella vita, organizza pranzi luculliani, a spese altrui, presso la Colonia. I molti invitati possono così verificare l’avanzamento dei lavori. Intraprendente come pochi si fa scarrozzare per mezza Italia da un autista arcense che, tra l’altro, testimonia che il personaggio ha, in qualche modo, accesso alla base Nato di Vicenza, dove in una bacheca ha esposto il progetto arcense. Più di così…
Ma qualche sospetto si insinua. Succede quando, tra la perplessità generale, l’ufficiale fa portare alla Colonia dei capaci contenitori. Ma è una telefonata dei preti di Brescia insospettiti a far scattare l’allarmata reazione. Si sparge la voce in città e una delegazione agguerrita, di sera, si fionda in Velo appena in tempo per vedere contenitori, valigie stipate di arredi e perfino casse di champagne, il tutto caricato su un camion in partenza per chissà dove. Ancora un minuto e buonanotte suonatori e suonati!
Epilogo: il falso ufficiale finisce in galera. I truffati recuperano gran parte dei loro beni, ma chi ha fatto i lavori di ristrutturazione e l’illuminazione del viale di accesso e chi ha fatto il taxista resta con un pugno di mosche.
Tanta acqua è passata da allora sotto i ponti. Ma la storia è una severa maestra. E se domani un astronauta della Nasa dovesse parlarvi del Castello…
Vittorio Colombo