La “sbranagalline”, il pollo al guinzaglio e… “Mister Cocoricò”

Vittorio Colombo06/09/20203min
galina

Parliamo di galline. Qualche decennio fa, in quel di Riva, girava per le vie una signora con una gallina al guinzaglio. Facevano proprio una bella coppia. A chi le chiedeva: “Perché la gallina?” lei rispondeva “Coccodè!”.
Questa invece me l’ha raccontata l’Albertino. C’era un tizio, di nome Italo, che aveva un bel pollaio negli orti del Marocco, oasi verde tra le case e la circonvallazione ovest. Orbene, l’Italo nutriva un smisurato amore per le sue galline. Le blandiva, le accarezzava, le chiamava per nome. La sua favorita era la gallinella Suellen. Uno schianto. Trascorreva le sue giornate nel pollaio. Mattina, mezzodì e sera le accudiva come fossero sue figlie. Le radunava salmodiando suadente “Co…co…co..” e poi di nuovo il ritornello. Tanto che i vicini o regolavano gli orologi o strillavano “E basta con ‘sto cococo, cambia musica!”. Ma loro, le galline estasiate, gli si strofinavano, anche con mossettine sexi. E lui spargeva zaldo a piene mani, come il buon Seminatore. Un brutta mattina, al solito, andò al pollaio e snocciolò la litania “Co…co…co…” ma, panico, nessuna gallina. “Ri-cococo!”. Deserto dei tartari, solo verze e capussi, niente galline. Neanche Suellen. Battè l’orto bina a bina. Disperazione. Pedonò nel pollaio tutto il giorno, e le litanie strazianti continuarono. Andò a letto ed ebbe incubi: che dalla Maddalena fosse scesa la volpe? Tutto il giorno dopo “Cococo” come un disco rotto e così per diversi giorni. In quegli stessi giorni il ristorante Gallo in piazza S. Rocco e il Canarino, che è a due passi, andarono alla grande. Menù: petti, coscie, alette di pollo o gallina. Passò il giorno ma all’Italo non passò il magone. Anche perché, quando andava al bar da Mario di fronte al Bastione, o al Nazionale, c’era sempre una vocina che si alzava a fare “Co…co…co…”. E siccome i rivani sono gente tremenda l’Italo, per tutti, a imperitura memoria, diventò il “Signor Coccoricò”.
Dalle disgrazie al terrore. Si diffuse, sempre in quegli anni felici, la voce che in un padiglione cadente del vecchio ospedale viveva la “Sbranagalline”, una trista megera che staccava il collo ai pennuti a morsi rabbiosi. Manco a dirlo, la catapecchia era la vecchia camera mortuaria.
Vittorio Colombo

La Busa Vorremmo mostrarti le notifiche per restare aggiornato sulle ultime notizie.
Rifiuta
Consenti notifiche