Quando “El pont del Radi” era la “Cima Coppi” dei rivani

Vittorio Colombo21/06/20203min
pont del radi OK

Tra percorsi più cari ai rivani c’è “El pont del Radi”. Qualcosa è rimasto (oggi salita da via Cattoni, un paio di parcheggi e poi sbarre) ma ben poco della gloria di un tempo, quando la vetta era la nostra Cima Coppi, il Gran Premio della Montagna nel bel mezzo della tappa “via Filanda-via Cattoni”. Andata e ritorno.
Usi e costumi dei “Radipontisti”, per lo più abitatori di lande del tipo Brione, S. Alessandro, Grez, ma in fondo tutti i rivani ed altogardesani fans del Pont del Radi” che garantiva pericoli e sballi adrenalinici da montagne russe.
C’erano i Radipontisti per necessità. Tra questi il sottoscritto che, due o quattro volte al giorno affrontava l’iniqua prova per medie e poi liceo. Con l’aggravante che, per ignavia, la bici era scassata e le gomme sempre a terra. La tecnica dello slancio era risaputa: pedalavi come un matto trenta metri prima della “pontèra” per poi sfruttare la forza ascensionale accumulata. Ultimi metri comunque da Calvario, ingobbito sui pedali, duri come macigni.
Porca…, è saltata la catena. Nooo…, foratura da chiodo. Ahiaa, botta dalle parti della sella per tonfo in buca. Poi pioveva sempre e allora tecnica dell’ombrello tra le gambe e contraccolpi indecorosi. Ombrello in alto, ribaltato alla Mary Poppins, sbandate di strada e di testa. Cima alfine guadagnata. Sosta con bici appoggiata alla sparangola di legno. Vista sulle acque limacciose del Varone. La ricompensa era la discesa. In cima pedalate per prendere più velocità, vento nei capelli e giù alla carlona: “Guardate, due metri più lontano di ieri, senza pedalare”. Da via Filanda fino alla cross o al panificio Corazzola.
I Radipontisti da moto erano la nobiltà. Sgasate a tutta manetta e, in cima, l’ebbrezza del decollo. Ma anche le macchine amavano volare alla “Hazzard”, con sbatacchio di teste sulla capote interna.
Insomma era proprio bello. Non essere più Radipontisti ci manca, eccome. E chi non lo è stato non può dire di aver vissuto. Finché è durata.
Poi, anni Settanta, la Radi, che aveva guardiola e cancello alla base del ponte, dalla parte di via Filanda, è partita per Rovereto. Altra storia, è arrivata la Cartiera… Orsù, se volete andare in pellegrinaggio sappiate che ancora oggi c’è un simulacro del vecchio caro “Pont del Radi”. E qualche nostalgico Radipontista sente ancora le ginocchia incerottate.
Vittorio Colombo

La Busa Vorremmo mostrarti le notifiche per restare aggiornato sulle ultime notizie.
Rifiuta
Consenti notifiche