Quella trafficata Pasqua arcense col semaforo impazzito
Primi anni Novanta, ad Arco Pasqua a misura d’auto. Non che altrove, a Riva e in tutto l’Alto Garda, le cose fossero diverse: l’assalto delle quattro ruote era ovunque impressionante. Ma Arco si trovò a detenere il poco invidiabile primato dell’ingorgo bestiale. Rumore, caos e residenti espropriati della propria vivibilità. Nel caso specifico della Pasqua, documentata dalla foto di Fabio Galas con scatto in via della Cinta al collasso, galeotto fu il semaforo. Venne posizionato per porre rimedio all’emergenza traffico al ponte sulla Sarca. Il semaforo infatti, oltre a dare i colori a casaccio dava anche i numeri. Infatti rifiutava nel modo più assoluto di sincronizzarsi. E dire che era stato presentato come un “semaforo intelligente”. Il traffico nella zona del ponte, sciagurato non solo a Pasqua, diventò un vero caso. Proteste a raffica, ci furono anche dei partiti che schierarono sul ponte propri militanti bellicosi. Ribattezzato affettuosamente il povero “scemaforo” venne mandato in pensione quando, alla fine degli anni Novanta, un sollievo all’assalto del ponte dei “sospiri arcensi” venne dalla nuova circonvallazione.
Ora, riandando a quegli eventi simbolo di caos e di inquinamento ma anche di beata e un po’ incosciente voglia di godersela, non si può fare a meno di esprimere incredulo sgomento per questa nostra Pasqua 2020, con via della Cinta, le vie tutte dell’Alto Garda e di gran parte del mondo, desolatamente vuote. In molti auspicano, saggiamente, un ritorno al futuro, ci si augura il più possibile vicino, con modelli più sostenibili e umani di ieri e di allora. Di quando, una trentina d’anni or sono, lo “scemaforo” arcense scatenava l’anarchia di schiere di auto sconsideratamente contente come Pasque.
Vittorio Colombo