“Riva 2360”: storia della locomotiva finita nel Parco del Nebraska
“Riva 2360” è una locomotiva ed è una leggenda. Infatti è la principessa delle “locomotive giramondo”. “Riva 2360” è un nostro orgoglio, perché è nelle nostre radici più care e perché a 133 anni stantuffa ancora. Di fabbricazione austriaca iniziò a sferragliare sulle rotaie nel 1891, con altre tre colleghe, nella tratta Mori-Arco-Riva, quella della mai dimenticata M.A.R..
Per la nobiltà e per i turisti innamorati del Garda della Bella Epoque un viaggio nella storia, che neppure Jules Verne avrebbe potuto immaginare, macinando binari su binari in paesi lontani, battendo l’Europa dell’Est e traghettando civili e militari, nobili e poveracci. Nel vapore che emetteva raccoglieva lingue e linguaggi, storie e destini. Impavida ed avventurosa oggi è star, adorata dai bambini, in un parco-zoo del Nebraska, negli Stati Uniti. E in questa vicenda mondiale c’è un po’ della nostra storia rivana. Ecco allora, in sintesi, la straordinaria storia della mitica “Riva 2360”.
Rimase in servizio nella M.A.R. fino al 1914 (la M.A.R. chiuderà nel 1936). Ritirata, svolse il suo compito fino al 1918 presso due ferrovie militari tra Polonia e Ucraina, poi venne impiegata dalle Ferrovie dello Stato polacco fino al 1939, quindi immatricolata presso le Ferrovie dello Stato sovietico, prima di essere trasferita nel 1941 in Ungheria e Romania, dove prestò servizio sulla linea Alna Julia-Zlatna fino al 1963.
Nel 1963 nella cittadina di Omaha, nel Nebraska, la casa madre della Union Pacific decise di sponsorizzare una linea ferroviaria in miniatura all’interno dell’Omaha-Zoo. Si scoprì così che una locomotiva di costruzione austriaca, la nostra “Riva 2360”, era accantonata in Romania. Venne allora donata, in pessime condizioni, allo zoo Omahese, dove venne restaurata. Dal carbone si passò all’alimentazione ad olio combustibile. Nel 1976 il rientro per la nona volta, ed è lì tuttora, in servizio, a 133 anni dalla sua costruzione. La locomotiva dalle nove vite ha coronato la sua lunga ed avventurosa storia con il “Sogno Americano” e con, in premio, la felicità dei bambini. La “Riva 2360”, lettere tuttora stampigliate sulla locomotiva, dal “cuore impavido”, in fondo ci appartiene e ci trasmette affetto ed anche un po’ di commozione. Quante ne ha viste! “Sembrava una cosa viva” avrebbe sottoscritto anche per la nostra “Riva 2360” il buon Guccini, che di locomotive dalla verve esplosiva se ne intendeva proprio.
Vittorio Colombo