Cillian il gatto

Redazione26/07/20245min
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Tra le tante teorie sui gatti, quella che maggiormente mi ha sempre fatto sganasciare dalle risate è quella secondo cui non siamo in grado di capire la differenza tra noi e voi.
Insomma, ve la faccio breve (che essendo umani, avete bisogno di cose semplici): agli occhi di noi gatti, voi non siete esseri umani ma altri gatti, solo più grandi e più stupidi.
Tra l’altro, nonostante siate anche parecchio più permalosi di noi, vi chiedo di non offendervi se vi dico che è proprio per questo che al mattino, solitamente tra le cinque e le sette, veniamo a controllare se ancora respirate, se siete ancora dei nostri, se durante la notte non avete reso l’anima al Signore lasciandoci da soli ad affrontare il resto della giornata.
E’ assodato: avete bisogno di noi, non fate finta di niente. Avete visto cos’ha fatto la mia padrona quando sono scappato?
Sì, so bene che non si dice “la mia padrona”…, ma a molti esseri umani oltre alle cose semplici servono anche quelle che gli piace sentire, quindi un po’ di soddisfazione gliela dobbiamo anche dare (in cambio delle scatolette più buone o delle crocchette al salmone con l’aloe vera).
Lei, a dirla tutta, non è per niente la mia padrona: è la mia migliore amica, la mia anima gemella, il mio rifugio sicuro.
E allora come mai sei scappato, bestia ingrata che non sei altro? Non andava bene la copertina profumata, i millemila giocattoli col campanellino, l’erba gatta, lo sformato di spigola e carote del contatino?
Prima di tutto, non sono scappato: ho solo espresso la mia esigenza di fuga da quel casino che ho sentito attorno.
Vi riempite tanto la bocca di teorie balzane (di cui sopra) e poi ignorate il fatto che il nostro udito arrivi fino a centomila hertz (il vostro, dilettanti, raggiunge a malapena un quinto)… avete presente cosa significa?
Significa che quella mattina, durante il mercato, qualcuno ha fatto un gran rumore talmente forte da farmi prendere il via, più veloce della luce, e da farmi schizzare fuori da copertina, giocattoli, erba gatta, sformato di spigola e quanto altro immaginate, roba che all’improvviso mi è sembrata totalmente insignificante rispetto alla paura.
Ovviamente, una volta trovato rifugio su un furgone, ho cominciato a riflettere e ho pensato che se tutta quella roba – quei comfort – non significava niente, la mia amica era rimasta senza di me. E lei sì, che significava tutto!
Così, credetemi, io ci ho provato a far capire al tizio del furgone che dovevo tornarmene a casa… che l’indomani nessuno avrebbe controllato se la mia migliore amica avrebbe passato bene la notte… che sicuramente sarebbe stata dilaniata dal dolore per avermi perduto… ma ve l’ho detto, no, che la nostra intelligenza ve la sognate…
Così per una settimana sono rimasto ospite di un’altra famiglia di umani, che appena sceso da quello stupido furgone mi ha accolto e si è presa cura di me in attesa di ritrovare la mia casa.
Per fortuna – per fortuna o, devo ammetterlo, per grande lungimiranza, attenzione e intuito! – la mia migliore amica ha tappezzato la città di volantini, scritto ai giornali locali, chiesto aiuto a chiunque… e poichè la parola è la vostra forza (a noi, obiettivamente, non serve) alla fine sono stato recuperato e oggi vi scrivo da casa mia.
Sì, proprio quella casa con copertina profumata, giocattoli, erba gatta di cui tanto si è parlato…
Che meraviglia godermi di nuovo il mio mondo… la mia amica, la mia tranquillità…
Cosa posso dire, se non che al prossimo rumore ci penserò due volte prima di scappare?
Voi, intanto, cercate di ricordare che al mondo ci siamo anche noi, quelli dei centomila hertz, d’accordo?
Siate responsabili. Per tutto il resto, ci pensiamo noi.
Un bacio,
Cillian

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