Carnevale ad Arco, quella epidemia di prurito al Gran Ballo

Vittorio Colombo11/02/20244min
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È un ultimo di Carnevale di tanti anni fa. L’evento clou è il Gran Ballo dei Conti d’Arco. Due amici, un farmacista e un chirurgo, decidono di animare la festa con un simpatico scherzo. Il farmacista si chiama Malsoma e il chirurgo Gasparo Martinelli. Avrebbero riempito, aria e ballerini, di una polvere bianca. Per il prurito nobili, dame e cavalieri avrebbero ballato come scimmie. Per grattarsi. Niente male come scherzo.
Il farmacista scoperchia vasi e trova in uno della polvere candida. La polvere in questione è di euforbio, estratta da una pianta grassa. Provoca irritazioni gravi alle mucose e alle parti del corpo con le quali viene a contatto. Dà anche budella attorcigliate, nausea, vomito ed altro. Ma, di un bel bianco candido, viene ritenuta ideale anche perché, per i molti brindisi, al farmacista si erano annebbiate con la mente le avvertenze dei sacri testi del buon Speziale.
Il Carnevale impazza. Il Palazzo dei Conti è uno splendore: la “crema” di Arco folleggia mascherata e felice. È il momento. Il dottor Malsoma, a fianco dell’amico chirurgo, con larghe volute, sparge nell’aria e verso i visi dei ballerini nuvole della famosa polvere bianca. In un attimo è il finimondo. I ballerini si rotolano a terra per il gran bruciore nel naso e nella gola. Per il gran prurito alcuni, senza pudore, si tolgono perfino le mutande per grattarsi il… culo dolente. Alcuni svengono. I valletti accorrono scuotendoli. Ma non basta. Solo il dolore può farli rinvenire. Cominciano così a mordere le dita delle mani dei nobili per far riprendere loro i sensi. Una nobildonna è stroncata da una scarica improvvisa di diarrea. E gli effetti sono micidiali. I due amici sono subito scoperti, perché hanno tracce di polvere bianca sui vestiti. Si mette davvero male. Il Conte si affaccia, vomita e chiama le guardie. I due sciagurati se la danno a gambe. Corrono a perdifiato fino al Convento delle Grazie. La torma degli inseguitori arriva un attimo dopo. I buoni frati cominciano ad averne le azze piene: “Chi è che bussa ancora a ‘sto convento?”. Fuori c’è il commissario Tonini, gli armigeri e una folla di nobili e popolani con le forche. I due disperati vengono condotti nella piazza di Arco, dove si tiene sommario processo. Purtroppo non so dirvi la punizione, perché il buon Santoni Antonio, scrivano che ha affidato questa storia alle carte dell’Archivio storico del Comune di Arco, non ce lo dice. Acquisire testimonianze è piuttosto dura visto che il tutto avvenne nel dì dell’ultimo di Carnevale del 1683. Dunque tanto, tanto tempo fa, troppo forse anche per un Amarcord. Ma dopo il ballo del “qua qua” di John Travolta a Sanremo… il Carnevale non passa mai di moda.
Vittorio Colombo



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