L'ultima volta che ho preso il cortisone ero incinta di otto mesi e in un pomeriggio ho imbiancato la cucina, da sola, senza battere ciglio.
Certo, ci sarebbero modi sicuramente più sani di recuperare le energie - ma poiché tra il primo dell'anno e la scorsa settimana me ne sono capitate di ogni, tra cui pure un lieve e disgraziato accenno di polmonite e la rottura del quarto metatarso, la pastiglietta quotidiana la prendo come fosse un premio meritato e atteso e, da lì, mi godo il fluire di questo inaspettato benessere cercando di canalizzarlo in ciò che più so fare: farmi delle domande.
Se ognuno di noi è al mondo con uno scopo preciso, sono quasi certa di essere nata per pormi questioni. Ininterrottamente, dal primo momento in cui apro gli occhi a quando stramazzo sul letto sbavando sul cuscino dopo una giornata strapiena di cose da fare (e, dato il mio autismo, di emozioni a cui tenere testa e da metabolizzare) io faccio una cosa sola: mi interrogo.
Avrò chiuso il gas?
I bambini saranno felici in questo momento, a scuola? E cosa staranno facendo?
Chissà se al supermercato c'è ancora il Pomelo in offerta...
E le banane, poi, sono solo io a sentire che ormai hanno ben più poco sapore?
Del resto, le merendine sono diventate più piccole e asciutte - shrinkflation, la chiamano, anche se a me sembra comunque più adeguato chiamarla truffa - che ci aspettiamo dalla frutta coltivata in massa?
Domande che chiamano domande, e risposte che se ne stanno lì in fila come ordinati soldatini, pronte ad essere tirate fuori al momento opportuno.
Peccato che poi, quando serve parlare (e parlare bene!) dieci a uno che mi ritrovo a farfugliare le solite cose che la gente vuole sentirsi dire - e le mie questioni (risposte comprese) se ne restano lì sospese, nella loro eterna stasi, quasi come se non importassero a nessuno.
Ma ho detto quasi, perché a me medesima importano eccome - ed ecco che anche adesso sono qui a crearmi problemi. Problemi vecchi, problemi nuovi, problemi stupidi o problemi intelligenti.
Che poi, obiettivamente, è davvero così semplice per qualcuno definire qualcosa come stupido o intelligente? Per me non lo è, ed ecco pronta un'altra questione.
Benedetto cortisone, quante cose che potrei fare e invece son qui a incatenare parole.
Ma stai tranquilla, mamma, una cosa sensata tra tutto questo scorrere di pensieri te la posso anche dire - in via straordinaria e in sede estemporanea: cortisone o meno, questa volta se ho fortuna ce la faccio e mi laureo.
(Così le domande saranno gli altri per una volta a farmele)