“La vaca sul fighèr” della Torre Apponale
C’era una volta… la Notte di Fiaba dei barconi ed erano tempi, ahinoi lontani, nei quali diventava un affare di stato anche un “fighèr”, una “pianta di fico”.
Dei “fighèri” si sanno molte cose. È assai noto che sono resistenti, tenaci, infestanti. Il fighèr, il più cattivo in assoluto, è stato quello che si era attaccato, come una zecca, alla Torre Apponale di Riva. Aveva piantato radici tra i blocchi di pietra della parte alta e se la spassava un mondo a crescere rigoglioso facendo ombra, con le sue fronde, perfino all’Anzolim, la banderuola che suona la tromba in cima alla Torre. Si verificava poi un fenomeno che era oggetto di dispute nei bar. Dalla sommità della Apponale, orgoglio della città, piovevano fichi. Eh! già, perché, arrivati a maturazione, complice l’Òra o il Balinòt che scuotevano le fronde, cadevano fichi sulle auto in sosta e sulla testa di Rivani, Rivane e turisti sbigottiti. E il fighèr della Apponale aveva buona mira. Se ne discusse in Consiglio comunale. Sindaci in quegli anni ‘50 e ‘60 erano Dal Lago, Viola e poi Molinari. La maggioranza votò per la soppressione della malefica pianta. Vigili del fuoco e scalatori del Soccorso alpino, muniti di asce, si impegnarono in scalate, seguite da centinaia di Rivani tutti col naso all’insù. Il fighèr si difendeva bombardando quelli che scalavano e centravano sulla testa quelli che stavano troppo sotto. Gli scalatori giustizieri, arrivati in cima, a colpi di “maneròt” tagliavano fronde e tutto quello che potevano della pianta che precipitava a terra tra le urla dei presenti che facevano incetta di fichi. Il fighèr era un combattente nato. Tra tagli e scossoni muoveva le pietre che cadevano di sotto, accompagnate da urla del tipo “Ahiaa! pietra dell’Apponale!”. Credete che così si risolse il problema? Per niente. Le radici erano ben dentro la Torre e, lo sanno tutti, in un amen il fighèr tagliato ricresce più vigoroso e rigoglioso di prima. L’attacco al fighèr divenne così una delle attrazioni dell’estate rivana. In quegli anni, si era verso la fine dei Cinquanta del secolo scorso, in occasione della Notte di Fiaba le Associazioni presentavano natanti allegorici. Gli scout di Sant’Alessandro misero in acqua un natante con il significativo titolo de “La vaca sul fighèr”. Proponeva una sagoma, proprio ben fatta, della mucca “Invernizzi Carolina”, quella dei Caroselli Tivù, che veniva issata con delle corde sulla Apponale. Si sa, le mucche sono ghiotte e la vacca poteva rappresentare l’arma segreta per vincere la guerra. Il barcone girava nel golfo rivano in un tripudio di urla ed applausi.
Quello che non so bene è il dopo. Ma, allora, il fighèr? Qualcuno che se ne intende dirà quando e come è stato estirpato definitivamente, insomma, produrrà l’atto di morte. Quello che posso dire è che la Apponale venne ristrutturata negli anni Novanta ed è possibile che qualcuno abbia fatto sparire, e oggi lo tenga nel tinello, il glorioso fighèr. E, allora, qualcuno ha un fighèr cattivo, ma molto molto cattivo neh, che, con gesto civico, vorrebbe vedere in gloria sulla Torre Apponale?
Vittorio Colombo