Loretta Goggi e la Metropolitana a Malga Grassi

Vittorio Colombo31/07/20224min
baudo.goggi

Malga Grassi. La giornata è bella, e siamo nell’anno 1989. Un’insolita comitiva anima il rifugio. Ai tavoli siedono volti noti della canzone e della tivù. Tra i personaggi si distingue, per bellezza e vivacità, Loretta Goggi, sulla cresta dell’onda e presentatrice dell’edizione di quell’anno della Vela d’Oro, Premio canoro che dal 1982 al 1993 ha dato lustro internazionale ad una Riva del Garda mai più, in seguito, in spolvero da beata notorietà come in quelle stagioni.
Che ci facevano tutti quei volti, più o meno noti, ai Grassi? Presto detto: l’organizzazione, con patron Carlo Modena, doveva intrattenerli, inventare momenti di gioioso relax e divertimento secondo i canoni della “romanità” televisiva. E, ovviamente, le abbuffate erano d’obbligo. Che pretendete? Tra prove e serate televisive nel tendone orientaleggiante a fianco del Palacongressi i “nostri” meritavano bene un ristoro all’insegna della carne salada del “Manòta” e delle puntine con “cunèl ben polentato” ai Grassi.
“Vi porto io nel posto più bello del mondo” dice il Carlo, che conosce bene i suoi polli. Così si fa il mega-raduno delle auto d’ordinanza, limousine, Ferrari, Porsche e dei bestioni con tanto di autista che ci stavano a stento in due parcheggi matrimoniali. Fino a Campi, dai che non va male. Il bello, o brutto che sia, viene dopo, con le ammiraglie della tivù nazionale e le altre carovaniere che non ce la fanno a fare le curve a gomito. Dalla salita dopo la curva di Campi fino ai Grassi è tutto un ingorgo che sembra la versione montanara del Triangolo delle Bermude, con tanti bei relitti a quattro o a sei ruote. Intervengono anche i pompieri, ma con discrezione e in borghese, per fregare i fotografi di Novella 2000.
Com’è, come non è, la carovana stravagante, smussati a colpi di carrozzerie i muri delle terribili strettoie, imbocca sollevata il tratto di strada conclusivo, che è pianeggiante e tra i boschi.
“Ohhh! un bambi!” strilla la Loretta, sporgendosi dal finestrino. “Ohhh! un bambi!” è tutto un coro che si alza dalle ammiraglie e riempie di stupore i boschi. Un bel capriolo, incazzato per tutto quel trambusto che sconvolge il suo “habitat” un tempo naturale, si esibisce saltellando, proprio come fanno i caprioli, di qua e di là. Quelli della tivù non si danno pace. Scattano foto, buttano in aria cappelli e bigliettoni da cento, danno pacche sulle spalle al Carlo. “Non credevamo che esistesse davvero -dicono – il Bambi del film di Walt Disney”, sputato. Qualcuno pensa ad uno spettacolo messo su dall’Azienda Autonoma. Pressato, patron Modena non conferma e non smentisce, anche se assicura che è un animale vero e non un dipendente dell’Azienda, con moglie infedele.
Con siffatto prologo si va nella capanna ai Grassi. Ed è una festa alla Satyricon, un tripudio di forchette e forchettoni, con piatti fumanti di ogni ben di dio. Il vino scorre a fiumi, si alzano, con i bicchieri di grappa, i cori: da “Fin che la barca va” agli stornelli romani, a tutte le “Osterie” talmente sboccate da far impallidire il Bambi che, dall’esterno, affacciato alla finestra, scuote le corna.
Succede. Tutto di colpo. Un boato terribile. Pavimenti e muri prendono a tremare. I Rivani, con patron Modena, impallidiscono. E, sobbalzando sulle sedie per la scossa di terremoto, se la fanno sotto. Gli illustri ospiti del mondo dello spettacolo neanche una piega. Loretta Goggi, bella più che mai, chiede: “Passa qui sotto la Metropolitana?”.



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