La storia del pontone “Tenace” che schiantò il ponte di Torbole
Lo schianto del ponte di Torbole sulla Sarca fu uno degli eventi più drammatici dell’alluvione che nel settembre del 1960 interessò con danni notevoli, con quelli dell’Alto Garda, anche i centri delle sponde bresciana e veronese. In quel periodo erano in corso lavori di sistemazione dell’alveo del fiume Sarca e di completamento della centrale idroelettrica Brassèra. Per rinforzare gli argini, a rischio in prossimità della centrale, si decise di posare sul fondo del fiume delle piastre in cemento collegate tra loro. Per il trasporto di queste piastre e il loro posizionamento sul fondale venne adoperato un grosso pontone in ferro, o “zatterone”, di circa 100 metri quadrati, che effettuava passate da una riva all’altra. Di giorno avvenivano i lavori, mentre di notte il pontone veniva ancorato all’argine.
Il fattaccio avvenne il 17 settembre, quando si scatenò un terribile temporale. La Sarca era in piena. A causa anche di una grande quantità di legname l’acqua impetuosa scardinò l’ancoraggio trascinando con sé il pontone di ferro, che venne spinto per alcune centinaia di metri a valle. Alle 23 il pontone piombò come un ariete sulla fiancata del ponte stradale più a sud. Il terribile schianto aprì uno squarcio nel ponte stesso che, in parte, crollò. La zona venne isolata, transennata e sorvegliata, Collegamento interrotto, traffico deviato sul ponte di Arco e necessità di correre ai ripari per superare emergenza e disagi. Dopo un paio di giorni venne posizionato un ponte Bailey, un prefabbricato in legno e metallo, con possibilità di transito a senso unico alternato. Già dai primi giorni dopo il posizionamento la circolazione venne regolata da Aldo Beltrami (Bandinóm) fino a quando venne posizionato un semaforo.
Il ponte provvisorio venne utilizzato per un paio d’anni fino a quando non venne costruito, un paio di metri più a monte, il nuovo ponte, quello attualmente in funzione. Quante storie attorno a questo ponte! Ma davvero incredibile è la vicenda del pontone di ferro che provocò il disastro. Il pontone, infatti, per una quarantina d’anni fu “protagonista”, se si può usare questo termine per un manufatto, di una serie di vicende degne di un libro di avventure. Dopo essere rimasto per un bel po’ incastrato sotto il ponte disastrato con il compito di evitare un crollo totale, il pontone venne ancorato alle foci della Sarca dov’era in funzione la draga che estraeva materiale dall’alveo del fiume.
Rimase lì per una decina d’anni finché non venne portato a Toscolano e utilizzato per lavori di subacquea. In seguito fu per una decina d’anni la base operativa in acqua, nella parte nord di porto San Nicolò, dell’Istituto “Rossi” di Vicenza, che brevettava periti subacquei. Sul pontone venne collocata anche una roulotte. L’ingegner Modesti, responsabile del “Rossi”, battezzò il pontone “Tenace” perché aveva resistito “eroicamente” ad una bufera al largo del porto.
A metà degli anni Novanta il Comitato Manifestazioni rivane lo ormeggiò presso la Spiaggia Sperone. Per anni rese un ottimo servizio alle diverse edizioni della Notte di Fiaba, ospitando casse acustiche per la musica e le postazioni per i fuochi d’artificio. Purtroppo, mentre era ormeggiato a Punta Lido, un fortunale lo allagò e lo affondò parzialmente. Ci furono tentativi di recupero finché una mattina… sparì, sembra portato al largo da sconosciuti e lasciato affondare in stile marinaresco. Seguirono guai e denunce per il Comitato Manifestazioni, peraltro estraneo al fatto.
Ora il mitico “Tenace”, dopo tante peripezie, riposa in fondo al lago. Ma la sua storia, da libro di avventure, non merita di essere tenacemente consegnata alla memoria della più genuina gente di lago?
Vittorio Colombo