Tornare

Rubrica15/01/20224min
viaggi-valigia
La nostra zona, baciata a tratti dal lago di Garda e protetta dalle montagne, si chiama Busa ed è - a tutti gli effetti - un buco autentico, soprattutto se sei un adolescente in crescita e le cose piccole ti stanno oramai strette. Per quanto mi riguarda, sono nato in un paesino che col passare degli anni è praticamente scomparso - di lui è rimasto un nome, qualche albergo, una bella statua sulla piazza principale che sarebbe anche interessante da guardare, non fosse che - come tutte le cose piccole, la vedi in poco e in poco la fai tua - solo un pazzo ci passerebbe più di trenta secondi. Del resto, in paese non ci sono più nemmeno i pazzi. O forse, ad essere pazzi sono quelli che sono rimasti. Apro la finestra per far entrare in casa un po' d'aria e sento le campane della chiesa di Arco - in lontananza. Il cane abbaia, forse è appena arrivato il postino (che coraggio! Ogni mattina salire fino a qui... Meriterebbe la pensione anticipata solo per questo). Scendo, dimenticando la porta aperta e uscendo in cortile in ciabatte. È lei. Il mondo mi cade addosso. Voglio dire, avrei preferito una multa - che ne so, dall'Agenzia delle Entrate. Invece è Elena ed è qui davanti a me, la valigia ai piedi (come sempre con le scarpe rosse col tacco alto). "Ciao..." "Elena... Sei tornata." "Eh." Calcia un sassetto che rotola fino alla rete del pollaio. "Sei tu che non te ne sei mai andato... Io sono solo di passaggio." Ah, lo so. Ti conosco bene, conosco bene quelle come te. A voi i posti piccoli stanno stretti, mica vi piace. Le prendo la valigia, la voce mi trema mentre le chiedo "Come mai, questa visita?" aspettandomi una delle sue risposte furbe ed evasive. "Sono stanca... Ho bisogno di dormire. E qui c'è il letto comodo, i miei libri, la fornela..." "Guarda che c'erano anche mentre te ne stavi in giro per il mondo..." "Lo so bene, sai? Ma non era il momento di tornare." Alzo un sopracciglio, osservandola meglio vedo che ha persino qualche capello bianco - qualche piccola ruga attorno agli occhi, segni scuri sul volto. "E così hai pensato di tornare dal tuo vecchio. Brava, hai fatto bene. Ti aspettavo, comunque, sai?" Lei stavolta ride. "Mah, secondo me avresti preferito ricevere una bella multa - invece il campanello l'ho suonato io." Quanto mi conosce, benedetta donna. "Adesso entriamo, dai, che ho freddo. Vieni di sopra e facciamoci un caffè, papà." Per fortuna ho comprato la miscela buona proprio l'altro giorno, giù in valle. Del resto, ha fatto bene a tornare: siamo di chi ci permette di tornare, non di chi ci impedisce di andar via.

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