“Notte di Natale”

Rubrica20/12/20216min
neve


Bene, le decorazioni erano sistemate. Aveva trovato spazio per il presepe, per la capanna, per il bue, l’asinello e tutta la compagnia ed era persino riuscito a piazzare il puntale dell’albero non troppo storto e non troppo dritto – che altrimenti poi si sarebbe offesa, visto che gli aveva ribadito che una volta tornata dalla messa l’avrebbe fatto lei, perché lui faticava a capire come andavano messe certe cose.
Aveva dato un colpo di attizzatoio alla fornèla e si era stretto nel maglione pesante che qualche anno fa gli aveva regalato proprio a Natale, quando ancora riusciva a lavorare a maglia e gli occhi non le andavano insieme.
“Dài, Santina, torna a casa – che ho una fame da lupi…” – aveva sussurrato guardando fuori dalla finestra e temendo di aver persino intravisto scendere un paio di fiocchi. “Torna a casa, che fa freddo…”
Lei, la Santina, non perdeva una messa da quando era al mondo – e nonostante il suo carattere gioioso e vitale ormai si parlava di parecchio tempo – e non sarebbe stata quella la sera in cui avrebbe cominciato a saltare il suo dovere.
Il Piero, invece, coi preti non andava d’accordo. C’era stato un tempo, ormai molto lontano, in cui aveva persino fatto il Chierichetto. Il fumo dell’incenso, la gonna lunga, le vecchie galline che ti allungavano certi pizzicotti in faccia durante il giro di benedizioni casa per casa che, quando la mamma l’aveva fatto smettere perché era arrivata l’ora di andare a lavorare, aveva fatto i salti di gioia entrando in officina scambiando la tonaca con quella bella tuta blu carica di promesse.
In effetti, tutte quelle belle promesse le aveva poi mantenute. Prima fra tutte, quella di sposare la Santina non appena era arrivato il momento.
Per il matrimonio avevano scelto, guarda caso, proprio il 31 dicembre – l’ultimo giorno del 1966 – ed erano quasi morti di freddo solo nel tragitto tra la casa e la Chiesa.
Erano altri tempi. Non c’erano i piumini imbottiti, né le caldaie a condensazione. C’erano le fornèle e non troppi soldi da spendere in legname, quindi…
“Ma allora, donna… mi fai passare la notte di Natale da solo?!” – se ne stava lì a scrutare il cielo farsi sempre più buio sopra Caneve quando l’aveva vista arrivare.
Un puntino beige in mezzo al buio della via.
“Ah. Eccola.”
Era sceso ad aprirle il portoncino blindato della palazzina, aveva troppa fame e troppa voglia di non essere più da solo in attesa.
“No!” – non aveva fatto in tempo a girarsi indietro. La porta di casa si era inesorabilmente chiusa alle sue spalle, la chiave nella toppa.
Dentro.
“Cosa diamine hai fatto?” – lei, la Santina, aveva subito capito. “Non mi dire…!”
Lui era diventato paonazzo.
“Eh, cosa ho fatto… sei tu che non arrivavi più! Tu e il tuo prete e la tua messa di Natale, tu guarda se è il caso di lasciare un uomo affamato in casa, tutto solo, la sera della Vigilia!”
“E la volevo ben dire che non era colpa mia!” –
“Guarda che se era per me a quest’ora avevamo già cenato e stracenato, eravamo già a letto a dormire!”
“A ronfare, vorrai dire! Che poi, tu dormi, io sopporto il tuo dannatissimo rumore!”
“Ma sentila, guarda che riconoscenza… io che ti ho preparato l’albero e il presepe e…”
“IO ho montato l’albero e tirato fuori il presepe… cosa avrai mai fatto, tu, portato a pascolare le pecore di plastica?!”
“Senti, donna, ti stai facendo ridere dietro da tutti…”
“Io, eh? Chi è che si è chiuso fuori casa in pigiama la notte di Natale?”
Qualche vicino aveva messo fuori la testa dalla finestra, forse la nipote della Iole – quella che studiava arte a Rovereto.
“Signora, state bene? Tutto a posto?”
“Siamo rimasti chiusi fuori! Questo stupido di un uomo mi ha…”
Ad un tratto, qualcosa di freddo si era posato sul naso di entrambi. E ancora. E ancora più freddo.
Lui le aveva messo una mano sulla bocca, con delicata fermezza e un po’ di commozione.
“Non nevicava da tanto… te lo ricordi, era così anche nel Sessantasei…”
Lei gli aveva preso la mano e se l’era portata al cuore.
“Sì… ricordo tutto. Sempre.”
“Del resto, era ieri.”
Erano rientrati, grazie alla ragazza che era scesa ad aprire.
Accoccolati in silenzio davanti al calore del fuoco, ad un certo punto lei gli aveva parlato.
“A cosa stai pensando?”
Lui aveva sorriso.
“Eh. Pensavo che anche quel giorno, c’era la neve…”
“Sì, l’abbiamo detto poco fa, Piero.”
“E anche quel giorno c’era di mezzo un maledetto prete!”

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