La bicicletta

Rubrica13/11/20213min
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A undici anni, alla lotteria delle suore, ho vinto una bicicletta.
È andata così: avevo comprato un paio di biglietti, qualcosa avevo portato a casa.. un paio di giornalini di Candy Candy, un fermacapelli,…
Ogni volta che uno dei miei compagni andava a comprare un biglietto, se potevo lo facevo anch’io. In pochi giorni avevo accumulato un piccolo tesoretto da quattro soldi che puzzava di naftalina… infilato nel sottobanco, pronto ad essere rimirato come un trofeo di guerra.
Poi, una sera verso le 17, era accaduto. Il biglietto vincente era il numero 2 (con il numero 1 si vinceva un televisore): la bicicletta.
Il cuore mi batteva forte, dentro avevo un contrasto enorme tra l’eccitazione di aver beccato un premio oggettivamente ambito e la preoccupazione di come l’avremmo portata a casa. Forse – immaginavo – io e la mamma saremmo potute andare davanti con l’auto e il papà ci avrebbe seguito portando a casa la bicicletta…
Forse avremmo fatto così, e sarebbe stata praticamente una festa: non sapevamo cosa farne di una bicicletta, io ne ho sempre avuto il terrore ma era mia – l’avevo vinta! – e una festa sarebbe stata naturale.
Avevo mostrato il biglietto a suor Vilma, la mia esperta tutor di calciobalilla e di tam-tam a paletta, e lei era piu eccitata di me.
“Corri! Mo’ vai a fartela dare!” -mi aveva esortato con la sua cadenza modenese- e così avevo fatto.
Suor Dorina, che si occupava della pesca di beneficenza, aveva preso il biglietto numero due dalle mie mani e l’aveva scrutato per bene. Poi era sparita dietro alla massa dei premi.
“Vince la bicicletta” – aveva scandito bene il mio amico Massimiliano (ora un uomo fatto che da qualche tempo è diventato papà) ma lei aveva nicchiato.
“Eh, questo premio non si può riscuotere. È un premio messo lì per simbolo, mica che la diamo veramente la bicicletta. Facciamo che ti prendi una tovaglia e la regali alla mamma. Sai che contenta, se le regali una tovaglia? (da tè,peraltro, chi usava più tovaglie da tè ?!)”
Con la mia tovaglia verdolina sotto braccio ero tornata in oratorio da suor Vilma, le pive nel sacco.
“E la bicicletta, nanèn?”
“Suor Dorina mi ha detto che non è un premio reclamabile. Mi ha dato una tovaglia”
Suor Vilma aveva fatto un verso inspirando aria tra i denti.
“Suor Dorina dovrebbe andare a prendere un po’ d’aria, qualche volta… a farsi un bel giro…”
Trasferirono suor Vilma, invece, e la mia bicicletta sparì.

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