Ho sempre odiato i traslochi.
Detesto fare le valigie quando devo andare in vacanza due giorni, figuriamoci quanto mi possa piacere inscatolare le cose per cambiare casa.
Più di tutto, non sopporto imballare i libri.
E, ovviamente, i libri sono ciò che più è presente in casa mia da che sono al mondo.
Parli facile - direte voi - sei una scrittrice, chissà quanto leggi...
E invece, non solo non ho il tempo di leggere tutto ciò che vorrei, ma a volte non ho nemmeno quello di scrivere tutto ciò che dovrei: la conseguenza di tutto questo è, come direbbero i miei nonni, che andando avanti col Cristo la procession s'engruma.
E infatti eccoci qui: io a far finta di imballare la serie dei vampiri della Rice, lui a far finta di chiudere gli scatoloni salvo poi tirar fuori qualcosa e dargli un'occhiata. (Perchè credetemi, ogni simile ama il suo simile, chi si somiglia si piglia e altre due o tre scontatezze in questo caso ci stanno eccome)
Di questo passo ci metteremo tre anni.
Bene, potrebbe essere l'occasione per fermarsi un po' di più in una casa, questa volta.
Ad un certo punto, lo sento chiamarmi quasi divertito.
"Ehi... guarda cos'ho trovato. Sembra un libro di scuola, è tuo?" - mi porge il libro di Latino della terza superiore e io quasi ho paura a prenderlo in mano.
"Cavolo, sì che è mio..." - guardo Seneca ritratto sulla copertina seppiata e accarezzo la plastica che ancora lo avvolge reprimendo un singhiozzo commosso.
Lui se ne accorge e sdrammatizza.
"Ma è intonso... sicura di aver studiato, al liceo?"
Rido scacciando una lacrimuccia, piccola piccola - da passerotti, direbbe Don Camillo.
"Certo che ho studiato... avevo solo cura delle mie cose, non ero un panzer come te che dove passi non cresce l'erba..."
Il mio compagno mi abbraccia da dietro, sento la sua barba pizzicarmi il collo.
"Fa' un po' vedere... lo sai che non ho mai fatto latino, io?"
Gli passo il volume e, all'improvviso, un foglio sfugge dalle pagine un po' ingiallite ai bordi.
"Oddio..." - lo riconosco subito, nonostante siano passati più di trent'anni.
"Che cos'è, mica una lettera d'amore?" - lui è curioso come una scimmia, devo riconoscere che non perde un colpo per infilarsi tra le mie cose del passato.
Io apro il foglio piegato in due, lo stendo per bene e di colpo mi passano davanti gli occhi di Michela, Chiara, Alessia, Deianira, le mie migliori amiche del liceo - gli anni migliori per tutti, tranne che per me (sempre presa ad interrogarmi sul senso della vita, altro che Seneca).
Oggi, 14 aprile 1997, è lunedì e sono le 10:45.
In classe stiamo facendo latino, e fuori NEVICA!
Se leggi questo messaggio quando ormai sei grande,
Fermati un attimo e pensa: come stai? Sei felice?
Hai trovato il grande amore della tua vita?
Non mi deludere!
Un bacio,
Xxx.
Ciao, ragazzina. Oggi, 22 febbraio 2023, è mercoledì e sono le 19:25.
Sono a casa mia, sto scrivendo un racconto breve e fuori tira vento.
Se leggi questo messaggio quando sei ancora piccola,
Fermati un attimo e pensa: starai bene e sarai felice perché avrai capito che
Il grande amore della tua vita sei sempre stata tu, nella tua assurda diversità di
Pensiero e nella tua goffa tenerezza.
Non mi hai deluso in nessun momento, mai: e adesso apri la finestra della classe
E assaggia la neve - che negli anni novanta si può ancora fare!
Un bacio.
"Ehi... ma quindi io non sono il grande amore della tua vita?" - lui mi chiede allentando un po' l'abbraccio e facendo il finto offeso.
"Ma piantala, salame. E vai avanti con quei libri, che di strada ne abbiamo ancora da fare."
Roberta Nina Bianchin - autrice
Sul web: www.robertaninabianchin.it