Tutti gli anni sulla Rocchetta una Stella alpina per l’amico Arnaldo

Vittorio Colombo01/08/20214min
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Il 7 settembre del 1941 Arnaldo Bresciani, della Sat di Riva, perse la vita precipitando dal gruppo dello Sperone della Rocchetta. Assistette impotente alla tragedia l’amico e compagno di scalata Giovanni Caceffo.
Il 7 settembre di ogni anno, fino al Duemila, in occasione della penosa ricorrenza e fino a quando le forze glielo consentirono, Giovanni affidò il suo dolore e il suo amore ad un mazzo di stelle alpine. Le raccoglieva, qualche giorno prima, in Pichea, quindi per decenni andò a deporle sulle pendici sopra lo Sperone, luogo della tragedia.
Quando per Giovanni gli anni si fecero pesanti lui, che era del 1920, portò le stelle alpine al cimitero sulla tomba dell’amico.
Arnaldo, appassionato alpinista, gestiva un negozio di alimentari a porta San Marco a Riva. Quel 7 settembre del 1941 era impegnato a scalare la parete che porta a cima Capi, nel gruppo dello Sperone. Su quei rilievi che sovrastano il lago di Garda, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, i primi escursionisti della Sat rivana, quella dei tempi del Toni Alberti e dell’ingegner Florio, scalavano senza le sofisticate attrezzature dei nostri giorni.
Quella mattina con Arnaldo, alle 6.30, partirono gli amici Giovanni Caceffo e Francesco Pfleger, commerciante di via Santa Maria.
Giovanni Caceffo, anni dopo, così raccontò: “Eravamo a metà della salita, effettuata con la corda ma senza chiodi, in arrampicata libera ed alternata. Alle 10 avvenne la caduta. Avevo detto ad Arnaldo che in quel punto la roccia era friabile. Francesco si era fermato più sotto. Arnaldo volle proseguire. Ci provo io, disse, e sparì dietro un cocuzzolo. Gli diedi tutta la corda e lui stesso mi disse che potevamo mollarci. Furono le sue ultime parole. Si staccò un sasso, perse l’appoggio e precipitò nel vuoto, battendo su una piastra dopo un volo di 500 metri. Corsi a dare l’allarme ma la discesa non fu facile. Rischiai anche perché c’era un sacco di filo di rame lasciato dai tedeschi”.
La ricerca del corpo ed il suo recupero durarono fino al giorno successivo. La Sat organizzò una spedizione. Assieme a Caceffo si mobilitarono i Pompieri e alpinisti esperti come Lucillo Marchi, macellaio in pensione medaglia d’Oro del Cai come Caceffo, quindi Dante Dassatti, Remo Furiolli, un Angelini, Ferrari, Iginio Mora e Renzo Maroni.
Il corpo di Bresciani venne individuato lungo il canalone alle ore 14.30 dello stesso giorno. Per il recuperò si aspettò però la luce del mattino del giorno dopo. Il dottor Mott si occupò della perizia sulla salma. Fu un fatto tragico che suscitò sgomento e commozione.
Qualche anno dopo un altro rivano, Fausto Susatti, morì precipitando nel corso di una scalata nelle Pale di S. Martino. Accademico del Cai, a Susatti è dedicata una via sulla Rocchetta. Il ricordo di Arnaldo viene mantenuto vivo dalla Sat rivana e una foto in sede lo ricorda.
È una storia toccante, quella di Arnaldo e dell’amico Giovanni , di quelle che ti fanno battere il cuore. Il dramma, il ricordo, il rimpianto e quel mazzo di stelle alpine, una promessa di cielo che continuò a risplendere, oltre la notte, il tempo e la stessa morte, fino a quando, nel 2008, anche Giovanni non lasciò questo mondo.
Ma vi pare che una storia così possa essere dimenticata?
Vittorio Colombo

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