Quando gli “Alberghieri” di Varone studiavano con… amore
Si era nei Sessanta e la Scuola Alberghiera di Varone scoppiava di ormoni. Baldi ragazzi con i brufoli dello sviluppo e avvenenti ragazze in fiore. Avevano dai 15 anni in su e venivano da tutto il Trentino. E, che diamine, si innamoravano. Non tanto della Scuola ma di quella mescolanza di sessi, proprio da attrazioni fatali.
Dal lunedì al venerdì lezioni, pasti e notti erano sotto lo stesso tetto. Nel palazzone di Varone. Le notti soprattutto. Sotto le camerate dei ragazzi, sopra quelle delle ragazze. Le scale, ben presto, si fecero affollate. Il preside, peraltro assai amato, Adolfo Toller detto “sergente di ferro”, si piantò di guardia permanente all’inizio dello scalone. Non si passa. Pena l’espulsione, E furono terribili notti insonni.
Mai sottovalutare la genialità degli ormoni. Un paio di ragazzi venivano da zone di montagna. Scalavano dall’esterno le pareti. Arrivati al piano delle femmine, affacciati ai finestroni, tiravan su i compagni che altri, sotto, tenevano per i piedi. Più che un’Alberghiera era una scuola di roccia.
Durò un po’ questa storia. Poi, vuoi perché il preside non ce la faceva più dal sonno, vuoi perché le scalate erano state scoperte, le ragazze vennero spedite per la notte all’albergo Alberello. E partirono fughe a raffica dalle finestre. Corse al chiaro di luna driblando chi vigilava nel cortile. Destinazione albergo del libero scambio. Una volta venne concesso ai ragazzi di raggiungere le ragazze all’Alberello per una festa. Andarono con bottiglie di Martini. Le ragazze si sbronzarono tutte. E, da allora, niente più feste.
Un gran numero di ragazzi, secondo testimonianze, erano tormentati da sogni erotici comuni. Tutti durante la lezione stavano buttati in avanti a guardare sotto la cattedra. Un’avvenente insegnante portava calze di colore diverso. E chissà perché, era il massimo dell’eccitazione.
Il preside metteva freni con sospensioni a raffica e calava i voti di dieci punti. Tanti dei puniti erano stati sorpresi a sbaciucchiarsi. Per non dir di più. Una volta, dopo una fuga di massa in quaranta, rientrarono alle tre del mattino. Non ci fu verso di fare aprire il cancello. Andarono tutti a dormire a Riva all’Ostello. La mattina il preside decretò quaranta sospensioni. Tremavano tutti quando andavano dal preside. Sospensione e consegna il sabato e la domenica. Telefonate alla mamma per dire di essere stati messi in servizio. Ci fu anche chi restò qualche mese senza andare a casa.
Va beh parliamo d’altro. Una Scuola seria non è solo sesso. Una volta una professoressa mi mise ad interrogare sul Quattrocento. Fuori, uno dopo l’altro, diciassette di fila. A posto, diciassette con voto zero. Avevano lavorato, in sala e cucina, tutto il giorno. La prof. voleva interrogarli ancora prima degli esami. Montò la protesta. Scattò il primo storico sciopero, anno 1968-69. Fuori dai cancelli i ribelli accatastarono libri e quaderni. Appiccarono il fuoco alla catasta del sapere facendo, tutti schierati, quel ben noto saluto nostalgico, a mani ben tese, al preside che, dal balcone, assisteva sbigottito.
A questo punto vanno denunciati alcuni degli “ex alberghieri” che, il 12 novembre del 2010 nel corso di una rimpatriata all’Alberghiera, confessarono questi aneddoti: Bruno Lunelli, il cuoco Santoni, Rinaldo Dal Sasso, Ezio Negri, il Mancabelli, il Morelli di Trento e la Grazia. E, nel confessare le marachelle, ridevano e avevano gli occhi lucidi per quei postumi da eccitazione giovanile.
Vittorio Colombo