Oreste Baroni e il collo spezzato dalla bastonata del maestro
Lo chiamavano “Ossocollo” Oreste Baroni, corniciaio con negozio in viale Maffei. Ha vissuto la sua intensa vita da personaggio rivano pieno di brio e di passioni con la testa penosamente piegata a causa dell’osso del collo che aveva spezzato. Così il figlio dell’Oreste, il professore e scrittore Luciano Baroni, riportò la testimonianza del padre con la storia delle cause della sua menomazione nel prezioso libro “Paspartù”. Questo il racconto di Oreste il corniciaio:
“In terza Elementare l’ultimo anno di Scuola, perché sotto l’Austria le classi erano solo tre. Ultima ora di lezione, il caldino del mezzodì, ma anche che la sera prima avevo fatto tardi a scartocciare pannocchie, fatto sta che io cascavo dal sonno. Bene, il maestro un certo Coser, un omone grande e grosso, mi aveva già richiamavo all’ordine due volte, ma per tenere gli occhi aperti me li sarei dovuti steccare con gli zolfanelli. Così mi sono addormentato e a un certo punto il mio compagno di banco, un certo Smuraglia, mi fa di sottobocca: “Oreste! Hai dietro il Coser!”. Neanche il tempo di alzare la testa e sento una botta che mi pareva come una bomba nel cervello.
Quel lazzarone mi era arrivato alle spalle come un ladro e “zac”, con tutta la sua forza. Ma con che cosa? Col nervo di bue perché allora, a scuola, i maestri usavano il nervo di bue, ma sarebbe stato per le mani, puttanavacca, e non per il collo! Da quel momento ero come morto, sono passato da un ospedale all’altro. Busto di gesso per mesi e mesi e dolori che, quando mi prendevano le crisi, dovevo stringermi ad un albero, a una ringhiera di ferro, alle braccia di chi mi era vicino, sennò i polsi mi si avvitavano come due eliche. Finché mi hanno operato, ma la testa mi è rimasta così e a mia madre dicevano che non sarei arrivato a vent’anni.
Vent’anni? Ve li do io i vent’anni, professori dei miei coglioni. Ho cominciato a fare sport, corsa a piedi, ginnastica, gli attrezzi e poi bicicletta con la “Forti e Veloci”. Ne avevo giusto ventuno di anni quando all’arrivo della Trento-Borgo Valsugana uno dei dottoroni che era in giuria mi ha riconosciuto: “Tu qui? Non ti sarà mica girato il cervello”. E io gli ho risposto se gli era piaciuto che i morti corressero in bicicletta!
Mi si era fermata la statura, d’accordo, ma di forza nelle braccia e nella gambe ne ho ancora da vendere! E il maestro? Non gli hanno fatto niente. Sì, l’hanno trasferito in un altro paese, ma solo perché se restava, in quella scuola, gli avrei fatto la pelle! Una volta ho provato a sparargli da dietro l’angolo di casa sua, con un revolver rubato a mio zio guardaboschi, ma la mano non era ferma, non lo si può pretendere da un ragazzo”.
(Nelle foto Oreste a torso nudo di schiena, quindi lo stesso Oreste con il sindaco Guido Zeni e Silvio Girardi, pure commerciante di viale Maffei, foto di Gianni Girardi).
Vittorio Colombo