Gennaio 1993. La torre Apponale è in condizioni pietose. Le travature sono marce e, sulla cima, il povero Anzolim con la trombetta, l’amata banderuola da sempre simbolo della rivanità, sfiancato dai venti, dagli anni e dagli acciacchi, se ne sta tutto piegato. Sembra una stazione della via Crucis e fa proprio pena.
Un gruppo di rivani, con in testa il Manlio Patuzzi, uno che in fatto di “mal de lac e de Riva” non è secondo a nessuno, non ci sta. Da consigliere comunale, con una mozione in Municipio, denuncia lo stato di precarietà della Apponale. Necessita di un intervento di ristrutturazione (poi avvenuto). Ma l’Anzolim agonizzante non poteva attendere. Così il 3 gennaio del 1993 scatta il blitz.
Vi partecipano, con il Manlio Patuzzi, il fratello Gianni, il vicecomandante del soccorso alpino Ezio Parisi, il Paolo “Trota”. L’Anzolim, dopo quasi mezzo secolo di battaglie con l’Òra, la neve, la grandine, viene imbragato e calato al suolo con le corde.
Il consulto è sconsolante, da “Requiemeternam”. La secolare banderuola la “casca en tochi sol a vardarla”. Più che un chirurgo del ferro ci vorrebbe un prete con l’Olio Santo. Ma non sia mai… viene così dato incarico a Franco Righi, dipendente del cantiere comunale e, per queste cose un vero artista, di farne una riproduzione in ottone. Ma che sia, si raccomanda, una copia millimetrica in ogni dettaglio, dell’originale.
L’operazione viene seguita da una equipe appassionata, Ne fanno parte, tra gli altri, l’Elio Bresciani e il Germano Alberti in veste di consulente artistico. Il nuovo Anzolim vede felicemente la luce. Si programma l’intervento di ricollocazione, La scelta del giorno non è casuale. Primo di aprile di quel 1993. Si mobilita la collaudata squadra di scalatori. Le operazioni, in un clima di entusiasmo, sono coordinate dal Manlio.
Il nuovo Anzolim viene incartato come un pacco. Quindi si provvede ad issarlo con corde sulla cima della Torre. E, come nella fase precedente, entra in gioco l’abilità dei protagonisti, provetti scalatori di “crozzi”. L’operazione è spettacolare. L’Anzolim, viene sistemato sul cocuzzolo dell’Apponale. L’asta che sorregge il nuovo Anzolim stavolta non viene posizionata diritta, ma in modo tale da preservarla dai danni da troppo vento. Il Manlio mostra una targa con la scritta “Franco Righi 1-4-1993”. Un omaggio al papà del nuovo Anzolim. Questa è la storia del “nuovo” Anzolim che, da allora e fino a questi nostri giorni, protegge la città.
Ah, un momento, e il vecchio Anzolim, quello glorioso ma sostituito perché disastrato, che fine ha fatto? Il mistero si addice agli Angeli. Se ne starebbe, secondo alcuni, in un magazzino al quarto piano della Rocca. Altri propendono per un destino da discarica.
Ma chi sa la storia del vecchio caro Angelo, quello cantato dal Floriani e che “l’è stà per zentinari d’ani, l’onor e la bandiera dei rivani” non può non dedicare all’antico, malandato guerriero, un pensiero grato. E, allora, alle anime sensibili, quando s’alza l’Òra, può capitare di sentire il flebile suono di una trombetta. Che ti strappa il cuore.
Vittorio Colombo