“Ma chi ti credi di essere? Alain Delon?”

Vittorio Colombo29/09/20244min
delon bardot

“Ma chi ti credi, Alain Delon?”. Erano gli anni maiuscoli dell’attore. Delon il bello, anzi bellissimo. Ma erano anche i nostri, visto che correvano gli anni Sessanta. E allora, nei rapporti tr le ragazzine e noi maschietti, si andava ad uno scontro che non ci lasciava scampo: “Ma ti sei visto? Capelli a scopa, brufoli, sorriso ebete”: erano queste le espressioni più bonarie che ricevevamo al seguito dell’odiato “Ma chi ti credi di essere, Delon?”.
Ti prostravi, il cuore a tamburo, per elemosinare un ballo alla belloccia, a quella passabile e con i baffi, o quella ti sgonfiava tirando in ballo quel bullo di Delon. Accadeva la domenica pomeriggio al Moulin Rouge o alla Spiaggia degli Olivi, e perfino nei festini nelle case delle altezzose “Alaindeloniane”. Lui era dappertutto. Sui giornali, sui manifesti dei cinema e il paragone per chiunque di noi brufolosi era deprimente. Si cercava di reagire ma era battaglia persa, Rispondevi penosamente: “E tu chi ti credi, Brigitte Bardot?” e poi. “Non sai che cosa ti perdi”. Ma la Crudelia lo sapeva benissimo: “Pussa, via lattante, vai dalla mamma a prendere il latte!”. Alle nostre coetanee piacevano quelli più grandi di noi. Manco i fratelli maggiori andavano bene. Le Principesse sul Pisello andavano in sollucchero per i muscolosi, quelli che si gonfiavano i bicipiti alla Spiaggia e che avevano la Cinquecento con i sedili ribaltabili, la radiolina da estrarre dalla macchina e le mutande “louisvitton”.
Avevano anche una cosa che a noi infelici mancava: qualche liretta. Ma beh, qui si parla di bellezza.
La concorrenza era spietata, ci si metteva perfino l’esercito. Imperversavano infatti i soldati, quelli delle nostre caserme, scalciatori benacensi. Dovevano calciare via a pedate le spasimanti. Ricordo, tra i molti, tale Masoni, una leggenda per quella generazione di sbalestrate. Ma quando ci è stato sulle “spalle” l’affettato, un po’ effeminato, attore imbalsamato, Alain. Noi avevamo un amico che chiamavamo Alain Denton, per degli incisivi alla Dracula. Che tempi: fotoromanzi, sospiri, diari di scuola rubati alle femmine, tappezzati con il volto di “chi è più bello di me si trucchi” del francese o, di quello del torero Miguel Conzales, paparino del Miguel Bosè. Ora che è morto il Delon è un gran scrivere della sua antica bellezza, dei suoi film, dei suoi amori. Le nostre Deloniane sono cresciute. Forse sono nonne e non se ne sono accorte. Ora le ragazzine vanno matte per Brad Pitt, o per Cristiano Malgioglio.
Delon, comunque, era un metro di giudizio. Ai tempi de “La prima notte di quiete” del regista Zurlini la parte femminile del mondo lo considerava “l’uomo più bello del mondo”. Buon per lui e chissene frega, anche se gente come Alain aveva qualcosa in più. Delon, ad esempio, nel film ”L’ultima notte di quiete”, professore bel tenebroso, non si levava il cappotto di cammello nemmeno al cesso. Così, a quei tempi, quando incontravi in giro uno con il cappotto di cammello esclamavi: “Ecco un professore di lettere!”. Donde il detto. “Un cammeo, o un cammello, è per sempre!”. Ciao vecchio Delon, ora che te ne sei andato ti perdoniamo. In fondo, riconosciamolo, è più bello di te Cristiano Malgioglio.
Vittorio Colombo

 



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