L’Uomo Nero e il diavolo “tira gambe” sotto il letto

Vittorio Colombo19/03/20234min
gatto-mammone-cover2 - Copia

“Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Lo darò alla Befana che lo tiene una settimana. Lo darò all’Uomo Nero che lo tiene un anno intero. Se lo do al Gatto Mammone, me lo mangia in un boccone”.
Una volta, ormai qualche bel decennio fa, i genitori o i nonni per far addormentare i bambini ricorrevano alle ninne nanne. Alcune erano gioiose, altre erano inquietanti. Quella di raccontare storie “da far paura” era una consuetudine che veniva da antiche tradizioni di filò, leggende popolari con tanto di streghe, orchi e diavoli. Altri tempi. Oggi quelle “mostruosità” fanno sorridere. Ma certi mostri, passati dai giorni della culla a quelli del lettino dell’infanzia, ti restavano dentro. “Chi ha paura dell’Uomo Nero?” si cantava in piazza la sera, dopo la Messa di maggio. Tutti scappavano urlando: “Nessuno!”. Ma il ragazzo che faceva l’Uomo Nero inseguiva e tirava per i capelli le ragazzine che ridevano isteriche. Ridevano, si diceva allora, per non piangere.
L’Uomo Nero te lo portavi addosso crescendo. Gigante informe, creatura oscura che amava comparire, nelle notti di pioggia e lampi, sopra il tuo letto. Magari avevi mangiato troppo, magari avevi il magone per averla fatta grossa. Certe volte veniva a farti visita notturna il fratello: l’Uomo con il Sacco. Se riusciva ad “insaccarti”, poi magari servivi da pasto al “Gatto Mammone”, immortalato nel disegno di Dino Buzzati, che riproduce un antico ex voto e che correda questa storia.
C’era poi il tremendo “Ba Bau”. Quando rubavi le ciliegie, i vecchi ti urlavano: “Lazaróm, stanòt el Ba Bau ‘l te magna”. Doveva essere un terribile cagnone nero con le zanne, anche se i grandi, a volte, ti facevano il solletico dicendo: “Ba Bau setteteteee”. Da ridere, sempre per non piangere.
C’erano poi i diavoli che infestavano la tua camera. “El Diaol ‘l te porta via” era la minaccia ricorrente. E tu ti vedevi sbatacchiato a colpi di forcone da diavoli cornuti nelle fiamme eterne. Ti scottavi, ma non ti consumavi. Il “Berelicchete”, nome di battesimo secondo il prete del Diaol, tirava i piedi ai bambini discoli che dormivano a letto. Era, perciò, chiamato anche “El Diaol Tira Gambe”. E allora, non si sa mai, certe sere, quando nessuno ti vedeva, ti sdraiavi a terra e guardavi sotto il letto, pronto a dartela a gambe. Poi controllavi dentro l’armadio e nel magazzino, dove le streghe ballavano a cavallo delle scope. E la Befana era, di sicuro, la regina delle streghe.
Va beh, ce ne sarebbero…
E allora, per cacciare mostri e fantasmi, ecco il dono della porta socchiusa, con quella piccola lama di luce anti-spiriti che ti accompagnava finché gli occhi non cedevano al sonno. E i sogni tornavano tranquilli, anche perché, diventato ormai bimbetto, ti rassicurava il ricordo del finale della filastrocca che aveva accompagnato i tuoi primi vagiti. Dopo le strofe spaventose, infatti, andava a concludersi così: “Questo bimbo lo darò alla sua mamma che gli canta la ninna-nanna”.
Vittorio Colombo

 



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