L’Italo si tuffò dalla nave del Doge e ripescò l’anello dello sposalizio con il Garda
L’Italo se ne sta ritto sulla prua del Bucintoro. Le acque sono quelle del golfo, tra la Fraglia e Punta Lido. 8 settembre 1936. Per capirsi siamo a Riva e non a Venezia.
Il Bucintoro è un bragozzo gardesano, con vele dipinte e mascheramento alla Repubblica Veneziana. Chi sta ritto nel punto più alto, in mutande da bagno, petto in fuori e aria orgogliosa e fiera è l’Italo Torboli, gran maestro di vela e pezzo da novanta della squinternata compagnia della “Rumorosa”, braccio ludico della Benacense,
Il lungolago è gremito di rivani festanti, Sul presunto Bucintoro e nei punti strategici della terraferma armigeri, capitani di ventura, cardinali e vaporose dame. Tutti usciti dalle figurine della gloriosa Repubblica Marinara di Venezia, e un po’, considerato il periodo di riferimento, anche orgogliosamente rivana.
Il momento è solenne. Sul cassero della nave il Doge, Arrigo Dal Lago, con accanto la Doghessa Germana Zaniboni, vestito con paludati paramenti impone silenzio. Oh, mica si scherza con lo “Sposalizio con il Mare”, il rito più antico e venerato di Venezia e della stessa Riva veneziana. Il Doge alza il braccio, Mostra l’anello. Un fascio di luce scende dritto dalla Rocchetta e lo fa brillare come una stella. Un’esplosione di luce nel sole di agosto.
Ma dai, è impossibile! D’accordo l’Italo è uomo d’acqua, Ma i fondali sono pieni di alghe… impossibile.
Nel gran silenzio, che ferma il tempo, il Doge scaglia l’anello. Luccica, volteggia, si fa ammirare. Poi “splash”, entra nel Garda a metri e metri di distanza, e l’acqua felice del lago è la sposa che accoglie e nasconde nelle sue profondità l’anello che rinnova il voto dello sposalizio, Gli occhi ora sono tutti per il tuffatore. Dio, che responsabilità! Dai, non ce la farà mai…
L’Italo s’inchina a destra e a manca. Sorride spavaldo, gonfia a dismisura il petto. Il volo del Signore dell’Anello è ad angelo. Una meraviglia per stile. E splash, s’infila nell’acqua con la grazia di un coltello affilato in una torta nuziale.
Passano i minuti, uno, due…
La folla è percorsa da un fremito di eccitazione, c’è già chi scuote la testa. Un momento, qualcosa sta affiorando: è una mano. E nella mano c’è una luce. È l’anello d’oro. Esplode la meraviglia, e Riva gioisce per quel miracolo rinnovato, che viene dalla storia più bella. Sarà un’annata baciata dalla fortuna. Lo Sposalizio con il Mare, con il Lago, visto che sempre d’acqua si parla, ha avuto piena consacrazione. E l’Italo, il tuffatore Signore dell’Anello, è un eroe.
Riva negli anni Trenta celebrava, ogni anno, i fasti dei tempi del felice dominio veneziano. Le manifestazioni, con figuranti in costume e feste sulla terraferma e sul lago, si chiamavano “Luminarie”.
A queste feste si ispirò il Comitato che nel 1950 varò la prima edizione di quella straordinaria festa che venne chiamata, da quell’anno in poi, “Notte di Fiaba”. Festa di ispirazione veneziana, con luminarie, sfilata di barconi in chiave allegorica e fuochi d’artificio.
Va beh, ma lo Sposalizio con il Lago degli anni Trenta, il Bucintoro, il Doge, gli armigeri, le dame e la folla di rivani e turisti in delirio? Rieccoci.
L’anno successivo all’episodio narrato, si replicò per filo e per segno. Immaginate la scena pari-pari a quanto scritto sopra. Il Doge alzò dunque il braccio, si fece un silenzio di tomba. L’anello di simil-oro venne scagliato in acqua. L’Italo, piegò le ginocchia per la spinta del famoso tuffo ad angelo. Strinse forte la mano destra con il “coso” di metallo ricurvo ben nascosto nel pugno. Un anello di simi-oro, uguale a quello appena scagliato in acqua dal Doge…
Vittorio Colombo