La vecchia Agraria e l’uva mangiata a scuola

Vittorio Colombo22/09/20243min
AGRARIA ETTORE GINO A 606 W



 

All’Agraria, quella “vecchia” in viale Lutti, ci andavano tutti i Rivani. Ci andavano i genitori o, se avevi una buona età, ci andavi tu, magari in bici sentendoti importante. Arrancavi con la tanica di plastica, da cinque litri, perché quella da dieci, piena di vino, pesava troppo. Il cortile, grossomodo quadrato, era una favola. Appoggiati ai muri c’erano arnesi di tutti i generi, dalle scale doppie a quelle a pioli, dalle carriole alle reti metalliche, dalle forche alle vanghe. Poi arrivavi al muro sul lato est. La garanzia veniva dal personale, amici che avevi imparato a conoscere, sciolti nelle loro “telare” blu: l’Ettore Gino del Soccorso Alpino e dei canti di montagna e il sempre sorridente Paolo Cipriani. “Cinque litri, grazie”. “Bianco o rosso?”, e tu sceglievi il Merlot o il Chardonnay. Appoggiavi la tanica al rubinetto, che era in basso nella botte, e così inginocchiato assistevi al riempimento del contenitore. Eri così “portatore di vino dell’Agraria”.
Cara vecchia Agraria, per decenni quadri di un’esposizione contadina a beneficio di studenti e cittadini. Un’immersione in un mondo, quello dell’agricoltura, per poi passare alle lezioni in classe, visto che Medie e Liceo “Maffei” erano proprio di fronte all’ingresso dell’Agraria stessa. Ci sono rimaste visioni di carri carichi di un tripudio di montagne d’uva, in tempi lontani, trainati da ciclopici buoi. Quindi, in anni più recenti, ecco la lunga teoria dei trattori sbuffanti in fila, pazienti, con al traino i rimorchi stracarichi di grappoli. Talvolta ci si fermava a cogliere dal mucchio sul carro un grappolo d’uva che poi gustavi in classe, così libri e quaderni sapevano poi di mosto. Generazioni di studenti hanno vissuto, nei mesi delle brume autunnali, un’atmosfera di gaia festa, un sentimento di gioioso stordimento da effluvi che saturavano l’aria.
Avresti detto, decenni fa, che l’Agraria non si sarebbe mai mossa da quel posto. Ma tutto cambia. Oggi, guardando la nuova edificazione sorta al suo posto in viale Lutti, con tanto di supermercato, ti coglie un senso di smarrimento che sale d’intensità se il tuo sguardo si sposta verso viale Chiesa, dove prende corpo il massiccio cubo dell’ampliamento del Liceo “Maffei”. La nuova Agraria di San Nazzaro è di certo un gioiello, ma se chiudi gli occhi, quando passi davanti al Liceo in viale Lutti, senti ancora l’odore del mosto e della vendemmia che era giovinezza. I carri, i buoi, il vociare dei contadini e quel grappolo d’uva che ti gustavi in classe e che ti dava una gioia mai più ritrovata.
Vittorio Colombo

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